Visti in fiera: l’eccellenza della filiera si fa abito

C’è il disegno, c’è la confezione, ma c’è soprattutto il materiale con cui l’abito è fatto. E tra gli espositori di Pitti Uomo i materiali sono in primissimo piano. Non a caso infatti, tra gli espositori di questa edizione c’è Consinee, azienda cinese leader nel mercato dei filati pregiati da filiera certificata e sostenibile fondata nel 1999 a Ningbo (Cina) e che produce fino al 20% della produzione mondiale di filati in puro cashmere. Consinee non produce abiti, ma per presentare mostrare le possibilità dei propri materiali e al tempo stesso offrire uno spazio espressivo ad autori provenienti da diversi campi e culture, ha presentato il progetto I just don’t want to wake up, curato da Angelo Flaccavento con il fashion designer Luca D’Alena.

“Abbiamo collaborazioni con le maggiori aziende del lusso mondiali – ha spiegato il chairman e president di Consinee Group Xue Jinli (Boris) presente a Firenze in questi giorni – e tra queste hanno un grande spazio anche quelle italiane. Per questa occasione abbiamo collaborato con Loma”.

Venendo al progetto, il giornalista e critico Angelo Flaccavento ha scelto il designer Luca D’Alena per creare una capsule collection di 30 pezzi di maglieria, immaginata per essere indossata nella pace di casa come per strada, pensata per corpi maschili ma anche femminili.

Uno stretto legame tra materiali e capi d’abbigliamento si trova anche nella collezione presentata da Piacenza 1733, ready to wear del marchio biellese di tessuti d’alta gamma guidato dal 1733, appunto, dalla famiglia Piacenza, oggi da Carlo Piacenza insieme a Vasiliy, Ettore e Felice, quattordicesima e tredicesima generazione. E’ il settimo Pitti per Piacenza 1733 che ha rafforzato la volontà di collocarsi a valle della filiera tessile/moda con un proprio marchio a seguito del ripensamento del gruppo avviato nel 2022 dopo l’acquisizione di Cerruti a cui è seguita nel novembre scorso quella di Lanefil, portando il gruppo ad un fatturato di 115 milioni di euro. Un’idea che era stata sperimentata anche alcuni anni fa con Piacenza Cashmere e che ultimamente ha acquisito una sua autonoma importanza.

Per ora l’abbigliamento prevede solo una linea maschile, ma i clienti stanno chiedendo anche una collezione donna e “probabilmente ci arriveremo – ha commentato il direttore marketing Giulia Baragiola – ma un passo per volta. Così come con i giusti tempi si sta ampliando la distribuzione che al momento segue soprattutto i canali wholesale, affiancati da una piccola fetta di e-commerce“. Per quanto riguarda i mercati di sbocco, buone soddisfazione dell’Italia, dall’area Emea e dagli Stati Uniti, dove Piacenza 1733 sta ampliando la sua presenza. Leggero incremento in Asia, con Corea e Giappone che fanno da apripista.

Condividi articolo