Nell’immaginare l’Uomo della prossima stagione Primavera Estate, Pitti non tralascia gli accessori, che sempre più sono dettagli che fanno la differenza. Accessorio di assoluta tendenza sono gli occhiali, per esempio quelli MÜR che propongono un tecno futurismo visionario che ricorda gli anni ’30 e ’40. Realizzato in acetato e titanio, il modello Vagabondo, ad esempio, viene da un processo di produzione totalmente artigianale. Zingaro, invece, è una collezione dal design bold, che presenta montature di alta qualità prodotte con i migliori materiali.
Un accessorio dal fascino intramontabile è il cappello, che trova in Doria 1905 un produttore d’eccellenza. A Pitti Uomo il brand salentino ha presentato gli ultimi risultati della ricerca verso materiali sostenibili e naturali: paglia della Colombia intrecciata a mano, tessuti non tinti per realizzare cappelli nei colori naturali del materiale, con riduzione drastica del consumo di acqua ed elementi chimici. In particolare riguardo all’uso di filati grezzi nei loro colori originali non tinti, Doria sposa un progetto di Lanificio Bottoli, intrepretando uno dei suoi tessuti della linea B-ECO, una preziosa miscela di lino, seta, lana, dalle disegnature materiche realizzati con innovative tinture vegetali come l’Indaco. Doria 1905 continua a garantire una produzione totalmente interna, con l’eccezione della paglia intrecciata direttamente in Ecuador, che porta a prodotti di alta gamma che si muovono un mercato di nicchia. “Europa continentale, Francia, Svizzera, ma anche Usa sono i nostri maggiori mercati di sbocco – commenta la stilista Alessandra Maregatti – grande attenzione per la Cina, che resta un mercato molto complesso, grande assente purtroppo il Giappone”.
Un’edizione speciale di Pitti Uomo per Calabrese 1924, il marchio napoletano produttore di cravatte e foulard guidato da Gaetano e Annalisa Calabrese, terza e quarta generazione della famiglia che porta avanti l’attività fondata da don Eugenio appunto 100 anni fa. “Per celebrare questa importante ricorrenza – spiega Annalisa Calabrese – portiamo a Pitti una collezione dedicata ai simboli di Napoli: Partenope, San Gennaro, Pulcinella, ma soprattutto portiamo il forte legame del marchio con la nostra terra e la nostra tradizione artigiana. Una tradizione che purtroppo rischia di andar perduta e proprio per conservarla e per assicurarsi manodopera in grado di realizzare secondo gli standard di Calabrese, ai quali i nostri clienti non vogliono rinunciare, stiamo portando avanti col rettore dell’Università Federico II l’idea di un’accademia per formare giovani“. Accanto alla storia centenaria, a Pitti è stata presentato anche il futuro, ossia la linea Pietra Salata, che il nipote di Annalisa Calabrese, Giulio Canetti ha fondato assumendone anche il ruolo di designer. Partendo dall’archivio delle stampe delle cravatte Calabrese ne reinterpreta le fantasie su camicie e overshirt.
Da Napoli alla Sicilia con un altro marchio che realizza cravatte eccellenti, si tratta di Silvio Fiorello che dal 1986, insieme alla moglie Carmela e adesso alla figlia, dà vita al sogno di realizzare cravatte artigianali ed uniche proprio nella sua terra, nel piccolo comune di Gagliano Castelferrato. Oggi Silvio Fiorello collabora con i produttori comaschi di sete, “i migliori al mondo” secondo l’eclettico fondatore e creatore delle cravatte. La qualità e l’esclusività di queste cravatte realizzate a mano le colloca nella fascia del lusso, la distribuzione avviene pertanto attraverso multibrand estremamente selezionati, tuttavia il mercato risponde bene anche nei giorni di Pitti: “Le cose belle si vendono, anche se costano – conclude Fiorello – soprattutto all’estero dove si osa di più rispetto al cliente italiano che continua a preferire disegni e fantasie classiche“.