Botto Giuseppe rinnova la collaborazione con i giovani e presenta a Milano Unica le collezioni di due studenti dello IED che hanno interpretato i tessuti dell’azienda biellese in maniera originale: Silvio Botto Poala, Ceo della società, sottolinea come un accurato storytelling sia fondamentale per creare appeal sul settore nei confronti dei giovani: dopo gli anni difficili del 2008-2010 le scuole hanno certamente investito meno su questo ambito di studi e oggi si sente la mancanza di personale tecnico con una buona preparazione ed una salda convinzione ad operare nel settore.
Le scelte stilistiche di questa stagione sono per la rivisitazione dei classici in un’ottica più fashion, soprattutto per i tessuti destinati alla donna, con una predilezione per dei nuovi floccati che rappresentano il 30% della collezione. Per quanto riguarda invece la maggiore vocazione di Botto Giuseppe, quella per la sostenibilità, il tessuto di punta è senza dubbio Flair Earth, il primo tessuto in cashmere certificato Cradle to Cradle, una certificazione molto complessa che richiede un’altissima attenzione su tutta la filiera di produzione e che comporta costi notevoli e anche una produzione piuttosto limitata: un investimento importante per un cliente che vuole realizzare abiti di livello davvero eccezionale. L’apprezzamento dei clienti tuttavia c’è, soprattutto in Francia, la patria del lusso, negli Usa, ma anche in Germania e in Gran Bretagna.
Infine, sempre in tema di sostenibilità, il quarto bilancio di sostenibilità da poco pubblicato, conferma le numerose certificazioni a cui Botto sottopone i propri filati e tessuti: sono certificati Cradle to Cradle e sono stati sottoposti a studi di Life Cycle Assessment(LCA) con il risultato che negli ultimi tre anni la percentuale di materie prime certificate utilizzate è passata dal 25% al 68%. In particolare, grazie al calcolo del Life Cycle Assessment si è scoperto che il 90 % dell’impronta di CO2 si genera all’origine di tutto il processo, cioè dalle fattorie. Per questo motivo l’azienda ha avviato un progetto con i propri partner fornitori, per ridurre le emissioni già alla fonte.
Per quanto riguarda invece la parte chimica del processo, c’è stata una riduzione del numero di prodotti chimici utilizzati da 850 a 530 e aumento l’utilizzo di prodotti ZDHC di livello 3 dal 40% al 55%, con l’obiettivo per i prossimi anni, di implementare un sistema di tracciabilità completamente digitalizzato.
Inoltre c’è stato un aumento dell’efficienza energetica con il completamento dei pannelli solari sullo stabilimento di Valdilana e, relativamente al consumo di acqua, il lanificio utilizza l’acqua come fonte primaria per le proprie lavorazioni e grazie agli investimenti, il consumo scende al 15% con un aumento del riciclo del 15% con l’obiettivo di arrivare al 30% entro il 2025.
“La tracciabilità sarà la parola d’ordine del prossimo decennio per la moda e il settore tessile – afferma Silvio Botto Poala, AD di Botto Giuseppe – Botto Giuseppe è trasparente riguardo all’ approvvigionamento delle materie prime – lana, seta e cachemire – alle lavorazioni della produzione verticalizzata ed è impegnato in iniziative di responsabilità sociale. Oggi dedichiamo energie e risorse per la ricerca della migliore qualità dei nostri filati, con attenzione e cura nella scelta dei partner in tutta la filiera”