TLTF, un mercoledì da leoni

E’ un mercoledì di affluenza sostenuta al Business Design Centre di Islington dove la London Textile Fair sta ultimando il secondo e ultimo giorno di salone. Dopo l’inizio un po’ soft di ieri, dovuto anche al fatto che per la prima volta la fiera è stata anticipata al martedì per ragioni di spazi già occupati al centro espositivo (cosa che ha fatto combaciare il salone con View a Monaco di Baviera), oggi i corridoi si sono riempiti già dalle prime ore di apertura.

Le impressioni degli espositori italiani sono però ancora improntate ad una certa cautela: il mercato inglese vive un momento di frenata, così come gli altri in quasi tutto il mondo, e quindi anche il visitatore viene guardato e valutato con attenzione.

E’ a Londra anche grazie ad un finanziamento della Regione Campania la Cozzolino Group, azienda che ha la propria base al Cis di Nola e che si distingue sia per un alto totem, che ricorda il contributo pubblico, che per i colori dei prodotti esposti: “C’era un bando per l’internazionalizzazione – spiega Antonio Cozzolino – e abbiamo partecipato, aggiudicandoci una buona copertura delle spese per essere qui e a Texworld a settembre. A Londra eravamo già venuti anni fa con un altro brand dedicato alle collezioni uomo ed abbiamo deciso di tornarci perché adesso proponiamo tessuti per beachwear e dancewear e Londra è ricettiva per questi settori. E’ vero che abbiamo avuto informazioni negative per il discorso brexit ma in un mercato così veloce bisogna farsi vedere e rischiare anche qualcosa”.

Fedelissima della fiera londinese è invece Cinzia Sagaci, di MTT, presente fin dalla prima edizione: “Noi siamo venuti dai nostri clienti britannici già due settimane fa – dice – e quindi non ci aspettavamo molte visite allo stand ma non ho notato la stessa vivacità della scorsa edizione. Da italiana devo dire che la grade presenza di aziende turche taglia fuori una fascia del prodotto quando invece andrebbe un po’ elevato. E sarebbe anche l’ora di scremare un po’ la partecipazione alle fiere perché stanno diventando troppe, comprese quelle fatte dai rappresentanti, magari limitandosi ad una per mercato. Di contro devo dire che Milano Unica è stata molto soddisfacente”.

Valutano il mercato a prescindere dalla fiera Roxana Birsan e Marco Nuti di Nova Fides: “Abbiamo clienti abituali e il salone è un modo in più per vedersi – dicono – ma quello che abbiamo notato è che ora tutti stanno più attenti al prezzo e ai volumi, magari fanno lo stesso ordine dell’anno precedente ma un po’ per volta, per non avere sprechi. Per quanto riguarda le fiere noi abbiamo già fatto una prima scrematura e questa e Première Vision sono quelle che facciamo in via prioritaria”.

Meno entusiasta di sette mesi fa è invece Stefano Guarducci del Lanificio Europa: “Rispetto a gennaio – dice – ho notato un po’ di congestionamento degli spazi che ci penalizza in visibilità. A gennaio rimasi molto positivamente impressionato dal numero di visite, stavolta i numeri sono un po’ più bassi come, mi pare, il livello dell’offerta e della richiesta. In ogni caso i giorni di fiera ci servono anche per fare appuntamenti in città nei vari uffici. Il mercato inglese appare frenato ma se riesci ad entrare nei grandi gruppi ci sono molte possibilità di lavorare con profitto, cosa che per ora non accade con le piattaforme digitali aperte dalle varie fiere, che non ci hanno portato risultati. Magri col tempo e con aziende che impiegheranno persone per stare dietro a questo nuovo mercato qualcosa di positivo succederà”.

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