Texhibition turchia

Texhibition prende il largo

Con una mini crociera lungo il Bosforo ITHIB, l’associazione dei tessitori che organizza Texhibition, ha suggellato una quarta edizione della fiera che ha confermato la crescita del tessile turco.

Su un battello con sala ristorante che ha accolto invitati (una folta delegazione di tessitori e produttori di accessori della Repubblica Dominicana e giornalisti stranieri) ed addetti ai lavori (tra questi anche l’ex responsabile delle tendenze di Première Vision Pascaline Wilhelm, a Texhibition relatrice in un seminario sulla moda) il presidente di Ithib Ahmet Öksüz ha fatto il punto sulla fiera, ipotizzando una presenza totale di 25.000 visitatori.

In attesa dei dati ufficiali rimangono i tre giorni di fiera, che gioca ancora sull’effetto novità per attirare visitatori anche dall’estero: Texhibition è infatti una fiera ancora giovane che mostra vivacità e segnali di ulteriore crescita e la presenza di esperti e buyer arrivati da fuori Turchia lo conferma.

In un’offerta generale assai variegata spiccano aziende con target più alti e mire sui mercati del centro Europa e nell’area tendenze non mancano esempi di collaborazione con tessiture italiane o materie prime di pregio, dal mohair alla seta.

E si allontanano anche gli echi funesti del terremoto di inizio anno, con le aziende dell’area interessata presenti in fiera, come Kipas, che già ad aprile aveva recuperato il 90% della produttività: “Abbiamo ricevuto anche telefonate di clienti italiani in lacrime – racconta la responsabile vendite Seyda Zumrutoglu – ma vogliamo solo dimenticare in fretta, tanto che entro la fine dell’anno apriremo una nuova area produttiva più grande di quella distrutta, con un impatto sui consumi ridotto. Da Texhibition ci aspettiamo sempre visite di brand importanti, anche europei”.

A farla da padrone, in molte collezioni, è il poliestere e la determinazione degli espositori nel ribadire che si tratta spesso di materiale riciclato dimostra la sensibilità verso la sostenibilità.

Lo ribadiscono anche a Yunsa, una delle maggiori manifatture del paese: “Sono tutti prodotti certificati – conferma Ozlem Karaman – che portiamo anche sul mercato del centro Europa partecipando a fiere come Première Vision, Munich Fabric Start e The London Textile Fair, ma andiamo anche a Shanghai per Intertextile”. Yunsa, azienda da 10 milioni di metri all’anno solo di poliestere riciclato, è una della aziende presenti a Texhibition fin dalla prima edizione per puntare a buyers esteri, che a volte vanno a Istanbul anche se hanno già visto le collezioni nelle fiere precedenti.

Doppia produzione per Migiboy: tessuti e filati destinati al 90% all’export in Europa.  Spagna, Portogallo, Francia, Russia e Marocco le principali destinazioni, ma i prodotti arrivano anche Polonia e Kazakistan. E come se non bastasse Migiboy si è buttata anche nei settori dell’energia e delle costruzioni, lasciando però il palcoscenico principale al tessile: “Siamo anche a Texworld a Parigi, dove però non tutti vengono – spiega l’export manager Elif Begen – quindi abbiamo visitatori anche a Texhibition, con numeri in crescita ogni anno”.

Infine Bossa, uno dei colossi del tessile turco, raccontata da Besim Ozek, che fa anche parte del board di Ithib. Il core business è il denim, un settore in cui la Turchia è ai primi posti nel mondo: “Il mercato turco non è il principale – dice Besim Ozek, direttore dell’ufficio strategia e sviluppo della società, che in Italia ha un ufficio in Veneto, oltre a quelli in Cina, Germania e Stati Uniti – ed all’estero siamo famosi per l’attenzione alla sostenibilità. Due anni fa abbiamo fatto anche una collezione con la canapa, poi abbiamo abbandonato il riciclaggio chimico per passare a quello meccanico; con i nostri sistemi di produzione stiamo riducendo sempre più i consumi, mentre la tracciabilità sarà il prossimo grande passo per tutto il nostro settore”.

Condividi articolo