Caro energia

Tessile pratese in trincea per i costi dell'energia

Adesso gli aumenti di energia elettrica e gas hanno un contorno ben delineato per le aziende pratese dopo la pubblicazione delle stime fatta da Confindustria Toscana Nord.

L’impennata di energia elettrica e gas metano ha colpito anche il settore moda e Prato, con la sua alta concentrazione di imprese tessili e di lavorazioni con forte consumo energetico sta combattendo in prima linea per limitare i danni. L’aumento di costi, fra i più forti della storia recente, impatta su filature, tessiture, tintorie e rifinizioni, oltre orditure, roccature, ritorciture.

La sezione Sistema moda di Confindustria Toscana Nord è concorde nell’affermare che gli aggravi non possono essere solo a carico delle lavorazioni, ma anche di tutta la filiera, brand compresi.

Nella ricognizione di CTN su prezzi (proiettata sul 2022) e incidenza sui principali comparti produttivi  i risultati sono allarmanti: +200% sulla bolletta del gas e +51,9% su quella dell’energia elettrica. In un campione di filature e tessiture industriali, interessate dalla sola energia elettrica, l’aumento va dal 10% al 14,2%. Nel caso della nobilitazione (tintorie in fiocco, tintorie filati, tintorie e rifinizioni in pezza, tintorie in capo) l’incidenza del gas varia tra il 5,3% e il 10,9% mentre quella dell’energia elettrica tra il 3,9% e il 5,8%.

E’ impensabile che le lavorazioni conto terzi, industriali o artigiane che siano, possano fronteggiare da sole questo tsunami

“Quelle colpite dai rincari sono aziende che hanno talvolta una marginalità ridotta – commenta Maurizio Sarti, presidente della sezione Sistema moda di Confindustria Toscana Nord – ed è un problema riscontrabile anche nelle imprese più piccole. Se sarà confermato l’interesse delle associazioni artigiane per questa metodologia, imperniata sull’incidenza degli aumenti sui costi delle varie tipologie aziendali, potremo applicarla anche alle loro realtà. E’ impensabile che le lavorazioni conto terzi, industriali o artigiane che siano, possano fronteggiare da sole questo tsunami, ed è altrettanto impensabile che siano i soli committenti interni al distretto a farsi carico di questi aggravi. Occorre che anche i clienti dei lanifici, i produttori di abbigliamento nazionali e internazionali, sentano questo problema come proprio. A loro dico: non chiedete sconti, ma fate un po’ di calcoli, come li abbiamo fatti noi. Il vostro successo dipende anche dal lavoro della filiera: rispettatelo”.

“In prima linea ci sono le imprese conto terzi – osserva Sauro Guerri, coordinatore del gruppo Nobilitazione tessile e lavorazioni della sezione Sistema moda di Confindustria Toscana Nord – quindi o tutta la filiera si fa carico di questo problema oppure rischiamo di esserne tutti travolti. L’entità degli aumenti è tale che solo il mercato stesso nel suo complesso può assorbirla: non ci sono investimenti sulle rinnovabili né sgravi sugli oneri di sistema che tengano. Il mancato riconoscimento dello status di energivore per tintorie e rifinizioni, emerso nel 2018, è stato almeno in parte neutralizzato. Gli sgravi assicurati dallo status venivano applicati comunque a chi ne avesse goduto in precedenza. Ma a fine anno scadono le norme in vigore e le linee guida europee pubblicate a luglio non menzionano la possibilità di questo ‘effetto trascinamento’ per gli sgravi fiscali. Stiamo bussando a tutte le porte, italiane ed europee, per dire che se quelle linee guida dovessero tradursi in regole effettive si creerebbe un’inconcepibile disparità di trattamento fra filiere, italiane e non. I due fronti sono quelli delle filiere in cui la fase di nobilitazione è integrata nella produzione tessile e viceversa delle filiere, Prato in primis, in cui non è così: le prime godrebbero di un vantaggio competitivo precluso alle seconde. Vantaggio che per le imprese pratesi si calcola a cinque cifre, maggiore o minore a seconda delle dimensioni aziendali, ma comunque ingente”.

“Anche il lanificio tipico pratese che non ha lavorazioni al proprio interno non può non riconoscere l’enormità di quello che sta succedendo – aggiunge Francesco Marini, membro del Consiglio di presidenza di CTN– ed il lanificio privo di lavorazioni si scontra anche con altri costi in crescita, dai materiali ai trasporti. Siamo in una situazione ben diversa da quella solita a Prato, in cui i terzisti chiedono ai lanifici di farsi carico di oneri aggiuntivi: ora, con questo quadro, sarebbe impossibile, oggettivamente insostenibile. Ci stiamo organizzando per far presente questa situazione alla clientela, coinvolgendo anche soggetti nazionali”.

“Anche la produzione di filati non sfugge a queste dinamiche – conclude Roberta Pecci, coordinatrice del gruppo Produttori di filati della sezione Sistema moda di Confindustria Toscana Nord – in un momento in cui il comparto sta dando qualche segnale di ripresa, favorito dalle tendenze moda e dall’intenso lavoro che facciamo per intercettare i mercati più vivaci e ricettivi. Gli incrementi della bolletta hanno un impatto diretto sulle nostre lavorazioni. Già stiamo lottando con i costi e la disponibilità di materie prime, dal cashmere al mohair, dalla lana a fibre diverse da quelle naturali, e con tanti altri problemi come il ricambio generazionale delle maestranze: anche un comparto come il nostro fatica a sostenere un quadro del genere”.

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