Techtextil NA, dagli espositori idee e consigli

Mercato non enorme ma di grande qualità, rammarico per la concomitanza con Idea a Boston, attese per il terzo giorno di salone e qualche preoccupazione per la mancanza di investimenti in Italia. Queste le impressioni degli espositori italiani a Techtextil North America dopo un giorno e mezzo di salone: se le opinioni si potessero rappresentare con un grafico uscirebbe fuori una sorta di montagna russa.

“Se devo essere onesto – dice Sergio dell’Orco, nello stand della Dell’Orco & Villani col suo storico rappresentante negli Usa Frank Levy della Stellamcor Inc. (a destra nella foto) – mi aspettavo poco e niente da questa fiera ed ero partito con pessimismo. Invece già il primo giorno ho avuto tre incontri importanti. Negli Stati Uniti abbiamo clienti storici ma grazie anche alle referenze che proprio loro ci danno ogni tanto si aggiunge qualcuno di nuovo. In ogni caso siamo ad Atlanta per vedere i vecchi clienti e per mostrare la bandiera italiana, quella della qualità”. E guardando indietro, a Itma… “è stata un successo inimmaginabile, pazzesco. E’ caduta in un momento in cui tutti volevano ripartire e ricostruire”.

Un po’ meno positiva Nadia Ugolini, di Ugolini, allo stand con Marco Zane: “Questa fiera andrebbe spostata altrove – dice – perché farla al nord è meglio. Abbiamo saputo di Chicago e credo che sia una scelta oculata. La zona tessile americana è quella di Charlotte, perché non farla lì, anche se la città è piccola e forse ci sarebbero difficoltà logistiche? Comunque siamo ad Atlanta e da qui ci muoveremo per andare ad incontrare i clienti americani, che sono importanti e che fanno parte di un mercato in fermento dopo la crisi. Facciamo 8-9 fiere all’anno, che incidono sul budget ma se con la presenza poi vendi anche una sola macchina hai già fatto un affare. Per quanto riguarda la scorsa Itma abbiamo capito che il nostro è un marchio conosciuto per la qualità del prodotto e dopo tanti anni di attività è stato gratificante”. 

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