Tamborini a Venezia

Tamborini guarda all'orizzonte, tra contratto e mercati

Tre passi nel futuro, partendo dal recente passato, per Sergio Tamborini, presidente di Sistema Moda Italia che, al tramonto di maggio, ha fatto un punto su mercati, rapporti con Confindustria e contratto nazionale.

Con le trattative appena iniziate per l’indotto è il momento di aspettare la firma sul nuovo contratto collettivo, già scaduto ma destinato ad avere una connotazione definitiva non prima di fine anno, almeno secondo Tamborini: circa 370 mila dipendenti delle 40 mila aziende del settore aspettano adeguamenti e miglioramenti.

Ricambio generazionale, competenze e sicurezza tra i tanti temi sul tavolo di SMI e sindacati: “Ma al tavolo bisogna che sieda anche un terzo soggetto, lo Stato” ha detto Tamborini.

Tutto questo in un momento di mercato difficile, con una seconda parte dell’anno  che dovrebbe portare miglioramenti ma le previsioni sono sempre più difficili. “Giù la Cina, su gli USA” potrebbe essere il riassunto del quadro tracciato da Tamborini, che ha anche parlato di un “primo trimestre 2024 con un ricorso alla cassa integrazione maggiore di quattro volte rispetto allo stesso trimestre del 2023”.

Ma il tema dell’anno sembra essere l’uscita da Confindustria Moda: lo strappo ormai c’è stato ma nei mesi seguenti alla decisione non sono mancati gli sviluppi. E’ uscita anche Anfao con i suoi produttori di occhiali, e alla voce “Moda” manca il 64% delle aziende di SMI (se calcolato con i fatturati): “potrebbe essere Confindustria Pelle” ha detto Tamborini, confortato dal direttore generale di SMI Gianfranco di Natale. Ma la porta non è chiusa e, con tempistiche e regole specifiche per il tessile e moda, non è detto che non si possa arrivare ad un riavvicinamento.

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