Svolta inattesa nella questione delle riaperture: in Toscana si lavora
48 ore e il mondo si è messo a girare alla rovescia, almeno quello del tessile-abbigliamento. Se giovedì Biella aveva riacceso i macchinari per un’effimera ripresa delle attività stamani sembra Prato il distretto più avanti nella corsa alla ripartenza.
Nella giornata di ieri i primi spiragli di luce si sono trasformati in bagliore a pomeriggio inoltrato, quando interpretando la definizione di “imprese strategiche per l’economia nazionale” scritta nel decreto Conte del 10 aprile, i ministri Speranza, Patuanelli e De Micheli hanno comunicato alla ministra dell’Interno Lamorgese l’orientamento per il via libera.
Export più attività collegate e di supporto, di fatto tutta o quasi la filiera. Quindi non solo manutenzione e conservazione per i beni deperibili come previsto all’ora di pranzo dopo un’ordinanza della Regione mirata al distretto conciario, ma di fatto una riapertura totale, nel rispetto delle regole di sicurezza per ridurre il rischio contagi, come da protocollo firmato da Confindustria, artigiani e sindacati.
E così stamani Prato si è svegliata laboriosa mentre Biella e Como sono, al momento, ancora al palo, in attesa di indicazioni proprio dai prefetti, alla prese con l’interpretazione della norma sull’export che invece in Toscana ha trovato applicazione immediata.
Probabilmente nel primo pomeriggio i distretti tessili italiani, compreso Varese, saranno in piena attività, con una settimana di anticipo rispetto al previsto 4 maggio. Un’uniformità necessaria per ridare forza e compattezza al settore dopo una settimana di corse in solitaria, qualche polemica e alcune crepe nel “sistema”.
“Alcune imprese, di tutti i settori ma per lo più produttori di tessuti e filati e meccanotessili – spiega il vicepresidente di Confindustria Toscana Nord Francesco Marini – riaprono a pieno titolo, con comunicazione alla Prefettura, avvalendosi della circolare ministeriale che definisce come strategiche le aziende prevalentemente esportatrici; con loro anche le loro rispettive filiere, dichiarando alla Prefettura la propria natura di fornitori delle imprese esportatrici. Ci sono anche aziende che non rientrano nelle due categorie, rivolte al mercato interno e non fornitrici di aziende esportatrici, che possono comunque avere una minima attività per la manutenzione e la conservazione dei materiali e dei semilavorati: è infatti in vigore anche l’ordinanza regionale che ha meglio regolato, rispetto al decreto governativo, questa attività. La vita ricomincia. Non per tutti, purtroppo: qualcuno dovrà attendere il 4 maggio. Ma molti sì, dando il via alla sfida di una ripresa difficile e faticosa, ormai urgentissima”.
IN AGGIORNAMENTO