Sciopero dei tessili: appuntamento a Firenze

Nell’ultima giornata di Pitti Uomo, a Firenze si sono riuniti i lavoratori dei settori tessile/abbigliamento e della calzatura per dare vita alla manifestazione che fa da corollario allo sciopero di otto ore indetto per oggi da Filctem-Cgil, Femca-Cisl, Uiltec-Uil.

Sono arrivati da tutta Italia e hanno dato vita ad un corteo che manifesta la rabbia per il mancato accordo necessario per il rinnovo dei contratti nazionali di lavoro per il periodo 2016-2019, intorno ai quali la trattativa è bloccata da 10 mesi.

“Le nostre controparti si ostinano a proporci modelli salariali e normativi che non ci appartengono, noi siamo abituati ad un sistema di relazioni industriali solido, partecipativo, in cui si discute tutto – ha affaermato Emilio Miceli, segretario generale della Filctem-Cgil, al comizio della manifestazione – e se adottiamo un modello di verifica ex post dell’inflazione, non solo gli aumenti saranno erogati dopo 18 mesi e già corrosi dall’inflazione in corso, ma non terremo più in piedi il contratto come organismo vitale che regola il rapporto tra lavoratore e impresa. Il rinnovo contrattuale noi lo vogliamo fare sul serio e il salario non lo decide l’Istat ma il negoziato. Lo diciamo pure ai calzaturieri – ha aggiunto Miceli – che pure hanno fatto un passo in avanti dichiarando che il modello salariale di Smi loro non lo adotteranno, è il momento del coraggio per chiudere questo contratto. Per questo oggi abbiamo scioperato perché c’è sempre più bisogno di costruire un contratto che abbia coordinate chiare e forti. A qualche metro da qui c’è Pitti Uomo, ci sono imprese che fanno grandi profitti ed anche grandi delocalizzazioni che poi determinano una condizione di crisi nel paese. E pensano che i contratti italiani si possano e si debbano allineare con quelli dei paesi in cui delocalizzano. Questo è inaccettabile. Così come è inaccettabile il modello che propone Smi, cioè di darci qualche euro”.

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