Ready to Show era già un evento conosciuto per portare in Italia, al Palazzo delle Stelline di Milano, espositori da aree geografiche “esotiche”: adesso che il salone ha una sua versione online i confini si ampliano ulteriormente.
La piattaforma digitale di Ready to Show Online dà accesso diretto ai principali buyer europei, tra cui importatori, private label e grande distribuzione, ai produttori internazionali di abbigliamento, accessori, tessuti e pelletteria.
Il salone virtuale vede la partecipazione di aziende di tutti i paesi, categorie merceologiche e canali di distribuzione, con un sito che consente anche alle aziende di dimensione ridotta di avere una propria vetrina digitale. Attualmente il database comprende 30.000 nomi di potenziali visitatori.
L’evento non è circoscritto nel tempo, visto che il sito offre durante tutto l’anno sia la ribalta online che un programma di seminari e conferenze. Deus ex machina dell’operazione l’instancabile Georges Papa, da decenni punto di riferimento per il commercio internazionale di abbigliamento, tessuti e accessori: “L’area Italia del salone online – dice – vuole presentare il meglio del made in Italy con proposte italiane di prodotti e servizi ai partner internazionali. Molti buyer internazionali non hanno pregiudizi su dove trovare il migliore fornitore. Per alcuni, la soluzione è nei paesi a basso costo di manodopera, ma oggi l’Europa si orienta verso un reshoring e questo sarà a favore del Made in Italy. Questi clienti potenziali non sono i clienti tradizionali dell’export italiano, vanno trovati fra quelli che continuano a fare sourcing lontano ma che, progressivamente, per una parte della loro produzione, per ragioni di quantitativi o tempistica possono avvicinarsi oggi al made in Italy. Ci sono anche, ovviamente tutti i clienti
per private label di alto livello, per tessuti ed accessori tessili, complementi di produzione, stilisti free-lance. Il futuro dell’Italia della moda è nell’export e la soluzione non è di impedire ai ragazzi di acquistare un capo di Emporio Armani perché non è fatto in Italia”.