Prato, i timori degli artigiani per i ritardi della cassa integrazione

10.500 i lavoratori interessati

Sono 2290 le aziende della provincia di Prato che hanno fatto ricorso alla cassa integrazione dell’artigianato per l’emergenza Covid-19, per un totale di circa 10.500 dipendenti che adesso sono in grave difficoltà avendo riscosso solo il mese di marzo e solo una piccola parte di loro anche il mese di aprile.

“Confartigianato scende in campo a difesa e sostegno delle imprese ma anche e soprattutto di chi in queste imprese lavora – dice il presidente di Confartigianato Imprese Prato, Luca Giusti (nella foto) – perché per il nostro mondo i nostri collaboratori sono il patrimonio più grande e faremo tutto il possibile per difenderlo e sostenerlo”.

Confartigianato Imprese Prato vuole fare chiarezza sui motivi dei ritardi: la grande mole di richieste ha rapidamente esaurito le risorse del Fondo di solidarietà bilaterale per l’artigianato (FSBA, fondo di diritto privato composto dalle sigle sindacali e dell’artigianato a livello nazionale). I fondi propri, di 250 milioni di euro più altri 60 stanziati dal Cura Italia, sono stati inseriti nella busta paga di marzo. A quel punto le casse del Fondo sono rimaste vuote.

Col Decreto Rilancio il Governo si era impegnato a rifinanziare l’FSBA per 740 milioni di euro, ma di questa cifra solo 258 milioni sono stati effettivamente trasferiti all’FSBA, sufficienti soltanto a completare i pagamenti relativi a marzo e di una piccola parte di aprile. Il 25 giugno FSBA ha disposto i bonifici alle imprese e i dipendenti hanno trovato nell’ultima busta paga (giugno) l’importo spettante relativo al mese di marzo per chi non l’aveva ancora ricevuto e per il mese di aprile fino ad esaurimento risorse.

Esaurite le risorse disponibili in cassa, Fsba è impossibilitata a effettuare i versamenti relativi al mese di aprile. E solo dopo aver bonificato questi assegni, l’ente bilaterale potrà preparare i nuovi mandati relativi anche al pagamento della cassa integrazione di maggio. Mandati che poi dovrebbero essere comunque pronti nel giro di una decina di giorni.

“Non è possibile né accettabile che sia il mondo dell’artigianato e della piccola impresa a pagare il prezzo più alto della pandemia – commenta Giusti – ma soprattutto che lo paghi a causa dell’incapacità degli organi governativi di attuare provvedimenti volti ad attenuare l’effetto della crisi. Molte imprese artigiane hanno anticipato, nel limite delle loro risorse, la cassa integrazione ma adesso non ce la fanno più. Non abbiamo più tempo per aspettare. Chiediamo l’attuazione di quello che è stato promesso alle imprese e ai loro dipendenti per evitare di cadere in un baratro dal quale difficilmente potremo uscire”.

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