Un workshop tutto dedicato al lino per fare il punto sulle qualità, ma non solo, della fibra naturale: a Milano Unica Sistema Moda Italia, Celc e Centrocot hanno portato numeri e dati per accendere i riflettori sulla filiera.
Il seminario è stato introdotto da Clemente Sironi, presidente della sezione Lino di SMI, che ha ricordato i pregi, dal rispetto dell’ecosistema alla rinuncia a fertilizzanti passando per l’utilizzo di pochissimi prodotti chimici e dalla mancata irrigazione, visto che basta l’acqua piovana. Una passione per questa fibra naturale che poi ha trovato riscontro anche nelle cifre mostrate da Michela Secchi, che per Centrocot ha misurato l’impatto della filiera del lino confrontandola anche con altre fibre, naturali e non. Per farlo si è basata sul lavoro di sei aziende, analizzando una camicia da uomo e una tovaglia per un tavolo da sei persone e “pesando” consumo energetico e di acqua, utilizzo di sostanze chimiche, emissioni e packaging.
Lo scenario emerso è ovviamente virtuoso, in modo ovviamente evidente in confronto a fibre sintetiche ma chiaro anche nel confronto con, ad esempio, il cotone. La chiosa, dopo l’intervento di Marie Demaegt di Celc sulla tracciabilità ed i metodi di lavorazione, è stata affidata a Ornella Bignami, che rappresenta in Italia la Confederazione Europea del Lino e della Canapa, che ha sottolineato come il lino sia quantomai attuale ed innovativo, con molteplici usi e da usare in ogni stagione e in svariati contesti, dall’abbigliamento alla casa e all’arredamento, dispensando anche consigli su some lavarlo, asciugarlo e stirarlo (cosa non sempre necessaria)