‘Onorevoli’ richieste. Il tessile e le elezioni di marzo – Parte 2

Seconda parte della rassegna di richieste che gli imprenditori tessili rivolgerebbero ai candidati al ruolo di capo del governo se li avessero davanti. Dopo una prima parte con le richieste più condivise stavolta tocca a quelle più particolari e, in alcuni casi, ironiche.

Protezionismo
“Chiudere le dogane, fare vero made in Italy e rendere tutto completamente tracciabile. “Vorrei un protezionismo che ci consentisse di farci fare quello per cui siamo i migliori al mondo e che sappiamo fare solo noi”.

Lobby
“Manca una pressione sui nostri temi a livello internazionale, ci vuole più presenza ai tavoli dove si decidono le cose e dove dovrebbero essere stabilite regole uguali per tutti. E chi non le rispetta deve chiudere”

Tasse per l’online
“Devono far pagare le tasse in Italia a tutti coloro che traggono profitti dal commercio online in Italia. Non è possibile prendere i nostri euro e pagare le tasse a Panama”.

Tutela del diritto di proprietà intellettuale
“Devono difenderci dalle copiature”

Rispettare le promesse
“Sarei già contento se rispettassero le promesse che fanno in campagna elettorale, visto che parlano parlano e poi…”

Non rispettare le promesse
“Chiederei loro di non rispettare le promesse elettorali perché stanno promettendo cose che, se realizzate, ci manderebbero in fallimento nel giro di tre giorni”

Un mese di lavoro ‘vero’
“Vorrei che, prima di andare in Parlamento, facessero un mese intero di lavoro vero e duro, fornaio, fabbro, magazziniere, muratore… Una volta capito come vive chi fa sacrifici possono andare a deliberare”.

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