Chi si ricorda le cerimonie inaugurali di Milano Unica, come di altri saloni, tutte applausi, sorrisi e saluti istituzionali si prepari a fare un reset della memoria. Stamani il salone milanese si è aperto in un clima tutto nuovo, sempre molto cordiale e propositivo ma decisamente più schietto, scomodo e diretto del solito: Milano Unica cambia pagina, si trasferirà a Rho da settembre, proporrà una nuova veste illustrata da un video di grande coinvolgimento e stile, si rivolgerà a più soggetti e proseguirà nel lavoro intrapreso con l’ormai ex punto di riferimento istituzionale Calenda.
E fin qui, pur non mancando affatto spunti di cronaca e novità, siamo nei binari attesi e quasi canonici, dai quali è uscito solo il bellissimo video proiettato al termine dell’intervento del presidente Ercole Botto Poala: parole, immagini e musica per accompagnare lo slogan “Uniti per essere unici”. Ma a far saltare il tappo della routine è stato il presidente di Sistema Moda Italia Claudio Marenzi con un “j’accuse” dall’insolito fervore e non senza una critica a tutti i presenti, se stesso compreso. “Sono tre anni che parliamo di fare sistema; ora è arrivato il momento di togliere ‘sistema’ e lasciare il ‘fare’ perchè sul tavolo ci sono tanti temi, dalla contraffazione al made in che si è arenato ai rapporti commerciali con gli Stati Uniti”. A questo punto Marenzi è diventato deciso: “Ci sono siti – ha detto citando espressamente due colossi orientali come Alibaba e TaoBao – che vendono prodotti contraffatti e so che stanno tentando di fare accordi con vari brand. Ebbene, per me il dialogo deve essere zero finchè non tolgono dalla vendita quei prodotti, lancio un appello a tutti di non collaborare, so di essere rigido ma è arrivato il momento di esserlo”.
chi fa è un soggetto che vive con il 70% di aziende italiane. Se tutti insieme decidessimo in un momento di venire via da Parigi Première Vision sarebbe costretta a continuare con il restante 30%
E quando sembrava che la ‘rigidità’ fosse riversata tutta nell’ecommerce illegale è arrivata la stoccata: “L’incapacità di essere rigidi – ha aggiunto spiazzando sicuramente platea e istituzioni varie – ci ha portato a parlare e parlare per un anno su dove, come e quando fare Prima Milano Unica e poi sono arrivati altri che senza tanti discorsi l’hanno organizzata a casa loro”. Il riferimento è alla fiera che Première Vision ha ufficializzato per luglio: “Se capiamo che siamo un’unica cosa, tutti insieme eviteremo in futuro di fare certi errori. Per me andava bene farla a Firenze, a un’ora e mezzo di treno da Milano in spazi ampi che Pitti Filati ci può concedere. Invece dopo tanto parlare è mancato il raggiungimento dell’obiettivo, l’ultimo passaggio. Stesso discorso per il denim, un discorso iniziato nelle precedenti edizioni di Milano Unica e poi abbandonato. Bisogna essere più decisi e coesi perchè mentre noi parliamo gli altri fanno. E chi fa è un soggetto che vive con il 70% di aziende italiane. Se tutti insieme decidessimo in un momento di venire via da Parigi Première Vision sarebbe costretta a continuare con il restante 30%”.
Qualche occhio sgranato, un po’ di espressioni stupite e un sindaco Pisapia (nella foto) che, salito sul podio a parlare, si è rifugiato in un “capisco che ci sono degli attriti per motivi che non conosco e quindi non entro in merito”. E mentre il primo cittadino milanese confermava alla fiera l’appoggio delle istituzioni e la garanzia che continuerà a occuparsi di tessile e moda anche quando non sarà più sindaco la platea si è preparata alla replica del presidente Ettore Botto Poala, iniziata e finita con un ringraziamento al suo predecessore Silvio Albini per quanto fatto per il salone. “Milano Unica deve cambiare e cambierà – ha esordito Botto Poala – perchè tutto intorno a noi sta cambiando, viviamo in un periodo di incertezza e questo crea confusione. Stiamo facendo fiere sempre e ovunque ma bisogna richiare facendo qualcosa piuttosto che rimanere fermi e allora facciamo fruttare il vantaggio del rappresentare il made in Italy, dimentichiamo i campanili e giochiamocela tutti insieme. Il Portello non ha più margini di crescita, Fiera Milano ha fatto le sue legittime scelte ma noi non possiamo restare confinati in questi spazi, allestendo gli Osservatori sulle balconate; questa non è eccellenza. Quindi andremo a Rho, diventeremo un nuovo soggetto, un hub, un connettore per tutto il settore, con un nuovo layout (che sarà presentato in bozza stasera, ndr) che rappresenterà il tessuto urbano italiano, con la piazza al centro di tutto”.
E poi il tema Prima: “Si farà – ha detto il presidente – perchè è vero che forse abbiamo perso tempo, ma solo perchè ci siamo messi a disposizione di tutti ascoltando le richieste degli espositori. Metà vogliono la fiera a settembre, metà a luglio, ad alcuni va bene Firenze e ad altri no. Ma la fiera va fatta”. Data e luogo però ancora non ci sono ma è stato proprio marenzi, a cerimonia finita, a spronare Botto Poala: “E’ l’uomo giusto nel momento giusto” ha detto il presidente di Sistema Moda.
Probabilmente un primo passo sarà fatto tra 48 ore, nell’appuntamento romano col ministro Guidi, ‘debutto’ del Comitato per la Moda e l’Accessorio voluto da Calenda.