Meccanotessile, giro d'Italia con gli esperti

Biella, Como, Prato e Varese, in rigoroso ordine alfabetico. E’ qui che si concentra la produzione tessile italiana, è in questi distretti che nasce il made in Italy che poi fa il giro del mondo, è qui che il mercato interno del meccanotessile ha il suo sfogo primario, ma anche le principali aziende produttrici di macchinari. Un ampio quadrilatero all’interno del quale ricerca, innovazione e sviluppo tecnologico sono imprescindibili; normale quindi che all’interno delle varie unioni industriali ci sia un referente pronto a guidarci nel meccanotessile italiano alla vigilia di Itma.

Abbiamo rivolto le stesse sei domande, quasi tutte uguali a quelle rivolte alla presidente di Acimit Raffaella Carabelli, a Francesca Bozzo, a capo del Gruppo Industria Meccanica dell’Unione Industriale Biellese, Claudio Taiana, presidente del Gruppo Filiera Tessile di Unindustria Como, Francesca Fani, presidente della sezione Meccanotessile dell’Unione Industriale Pratese e Tiziano Barea (nella foto grande), vicepresidente dell’Unione degli Industriali di Varese. Ecco le loro risposte.

Francesca Fani
Francesca Fani

ITMA rappresenta il meglio della produzione mondiale. Quali sono le ‘armi’ italiane per superare la concorrenza, soprattutto quella del nord Europa?
Taiana – I grandi temi della concorrenza si giocano innanzitutto sulle prestazioni e sull’innovazione di processo, che si traducono nella possibilità di trattare con sempre maggiore efficacia fibre e tessuti con caratteristiche innovative. Per restare nell’ambito della nobilitazione sono decisivi due fattori, la flessibilità per migliorare il servizio ed il risparmio energetico per contenere i costi di produzione. A seguire affidabilità e servizio pre e post vendita.
Fani – Quando si parla di concorrenza del Nord Europa si parla di Germania, che però sempre più è diventata concorrenza dalla Cina, poiché alcuni nomi importanti del meccanotessile tedesco sono stati acquistati da gruppi cinesi. Naturalmente come sistema Paese, sia parlando di Germania e ancor più parlando di Cina, le nostre aziende sono fortemente penalizzate. Abbiamo un handicap di partenza importante al quale le nostre imprese reagiscono con alcuni fattori competitivi che si sono dimostrati fondamentali per resistere: la flessibilità, intesa sia in termini di progetto che organizzativa, la velocità di reazione viste le ridotte dimensioni rispetto a tali competitor, la dinamicità e presenza sui vari mercati e non ultima la grande passione, esperienza, voglia di fare e di intraprendere che anima le nostre imprese.
Barea – Innovazione, qualità, flessibilità e diversificazione produttiva: sono queste le migliori armi che l’industria italiana del nostro comparto è in grado di mettere in campo. Con un gioco di parole, spesso usato, siamo i sarti della meccanica mondiale. Le nostre imprese, più di altre, sanno adattarsi alle richieste dei singoli clienti, creando macchine tagliate su misura delle varie necessità. Abbiamo stabilimenti che somigliano più a dei laboratori che a dei classici spazi produttivi legati all’immaginario collettivo della fabbrica. Tutto questo ci dà un’arma in più, difficilmente imitabile e replicabile da altri sistemi. Una capacità che ci viene riconosciuta in tutto il mondo, su tutti i mercati.
Bozzo – Le armi migliori che abbiamo a disposizione sono la determinazione e la grinta dei singoli imprenditori e dei loro collaboratori che, purtroppo, si trovano ad affrontare i competitor internazionali con forti handicap determinati, in primis, dalla complessità burocratica,dal peso del fisco, dagli alti costi della gestione e dai margini sempre più risicati. La strada dell’innovazione è una ‘via obbligata’ per continuare a presidiare i mercati internazionali ma, per poter mantenere anche un prezzo competitivo, è fondamentale che gli investimenti in ricerca diventino meno onerosi per le imprese italiane e soprattutto che vengano recepiti come valore aggiunto dai clienti.

Il salone arriva dopo Expo. Pensate che l’Esposizione Universale abbia portato benefici diretti o indiretti anche a settori diversi da quelli dell’alimentazione?
Taiana – Per il nostro territorio, che è così vicino al polo espositivo di Rho, si può dire a sensazione che i riscontri ci sono stati per il settore turistico e, sotto il profilo della visibilità, per la promozione del “Como Lake”. Non mi sembra di cogliere grossi benefici tangibili per la nostra filiera. Per quanto riguarda le griffes, aspettiamo di vedere i loro resoconti. Ma i nostri prodotti, per il 75% sono collocati sui mercati esteri.
Fani – Expo è stata una grande manifestazione che ha fatto bene al nostro paese in termine di credibilità internazionale. Questo è un bene per tutti.
Barea – Credo di sì, soprattutto da un punto di vista dell’immagine e delle opportunità di stringere nuovi rapporti internazionali e di rinsaldare quelli più strategici. Come Unione Industriali di Varese, in particolare nell’ultimo periodo, abbiamo avuto numerosi incontri con operatori esteri dei più diversi comparti, non solo quelli dell’alimentare o delle bevande. Penso alla delegazione belga che ha visitato SmartUp, il nostro laboratorio di fabbricazione digitale creato all’interno della LIUC – Università Cattaneo. Penso all’incontro con la delegazione cinese del Governo locale di Pudong per fare della nostra Unione Industriali un partner in Italia per la promozione della creazione a Shanghai, nella zona dove si tenne l’Expo del 2010, di una free trade zone. Senza contare il confronto che in queste settimane abbiamo avuto con i colleghi delle confindustrie locali francesi del Medef de l’Est Parisie e di Rhône-Alpes e quella tedesca di Hannover. Tutte occasioni create grazie alla facilitazione di avere avuto a pochi chilometri un evento come quello dell’Esposizione Universale.
Bozzo – Il successo dell’Expo è stata una scommessa che il Paese ha vinto, soprattutto in termini di promozione. L’opportunità di avere qui milioni di visitatori stranieri che hanno visitato l’esposizione universale e l’Italia ha indubbiamente aumentato le occasioni di incontro e di business non solo per le imprese del settore del food &beverage ma anche per tutti i comparti manifatturieri. Questa rinnovata vivacità ha certamente migliorato le prospettive attuali e per i prossimi mesi, assecondando l’inversione di tendenza della congiuntura economica verso la risalita, ma l’Expo non dura per sempre, quindi torneremo a dover fare i conti con una inflazione “zero” quale è quella europea.

Claudio Taiana
Claudio Taiana

ITMA chiude di fatto una lunga serie di appuntamenti fieristici di tutto il tessile-abbigliamento e anche un 2015 ancora da interpretare dal punto di vista economico. Che anno è stato per il suo distretto e per il meccanotessile in particolare?
Taiana – Per il distretto tessile comasco il 2015 è stato un anno più difficile di quello precedente. Il mercato russo è crollato ed altri mercati sono condizionati dalle incertezze di tipo politico, la complessità del contesto in cui operiamo ha provocato incertezza nella clientela. Per il meccanotessile i dati disponibili evidenziano la continuazione di un buon rilancio. L’appuntamento di ITMA sarà utile per capire meglio le prospettive.
Fani – Il meccanotessile sta vivendo un periodo positivo, soprattutto se paragonato ai 2-3 anni precedenti. Lo dico con grande prudenza poiché l’obiettivo a cui tendere è la continuità sui mercati, che invece è mancata nell’ultimo quinquennio. Questo sentiment può essere esteso con moderazione anche al distretto pratese, per il quale valgono però i necessari distinguo legati ai vari settori ed alle specificità produttive.
Barea – Se dobbiamo stare ai livelli produttivi e all’andamento dell’export è indubbio che le imprese del territorio del mio comparto in particolare, così come di tutta la meccanica più in generale abbiano assistito a dei miglioramenti rispetto al 2014. È però tutta questione di dove poniamo l’asticella temporale del termine di confronto, perché se la spostiamo agli anni pre-crisi, beh allora le devo dire che abbiamo ancora tanto da lavorare e ancora tanto da recuperare. Non sono gli incrementi dello zero virgola a doverci far festeggiare. Il momento è positivo, ma ancora duro.
Bozzo – Purtroppo, una data così tardiva per una fiera così importante, che impone costi elevatissimi per stand e predisposizione del macchinario da esporre, per il nostro settore é stata credo determinante per un bilancio dell’anno in corso che non può che essere inferiore alle attese, a parte qualche eccezione. L’inversione della tendenza negativa, però é un dato oggettivo anche se non può essere considerata con troppo entusiasmo perché in realtà stiamo ancora risalendo la china, senza aver recuperato il terreno perso in passato. Va anche ricordato che il comparto meccanico è composto di una miriade di aziende molto diverse fra loro, con andamenti e prospettive altrettanto variegati. A livello locale il settore meccanico sta ancora soffrendo. Sono stati fatti alcuni passi nella direzione giusta: qualche speranza arriva anche dal bonus ammortamento del 140% contenuto nella legge di Stabilità, un segnale importante che speriamo possa tradursi concretamente in nuovi investimenti.

La crisi cinese con la svalutazione della moneta e le ripercussioni sull’economia mondiale quanto potrà pesare sule settore e sulle esportazioni in tutto l’Oriente?
Taiana – In considerazione del sensibile aumento dei costi della produzione e della spinta a muovere molte unità produttive verso aree meno qualificate, molti operatori occidentali si stavano preparando ad un rientro delle produzioni più qualificate ed allo spostamento verso paesi meno costosi di quelle meno complesse. Anche alcuni tra i maggiori operatori cinesi stavano addirittura progettando nuovi insediamenti verso paesi del Sud Est Asiatico caratterizzati da minori costi della manodopera, Vietnam primo tra molti. Capiremo a breve gli effetti della svalutazione.
Fani – Direi che questa è “la domanda” con la D maiuscola. Giocano fattori ed aspetti di politica economica e non solo talmente complessi che sfuggono alla capacità di lettura dell’imprenditore.
Barea – Ecco, proprio il rallentamento dell’economia cinese è uno dei fattori che meno ci permettono di festeggiare del sentiment congiunturale di miglioramento. Molte delle fortune del nostro comparto, negli ultimi anni, si sono basate proprio sulla capacità di compensare con l’export nei mercati più lontani la brusca frenata registrata nei consumi interni, comprendendo ormai con questo termine anche i partner europei. E proprio la Cina è stato un mercato di riferimento sempre più importante. Oggi è difficile dire quale saranno gli impatti sui prossimi mesi, di certo c’è il crollo del 26,1% dell’export della meccanica varesina in quel Paese, registrato nei primi sei mesi del 2015, rispetto allo stesso periodo del 2014. Tanto basta per far suonare più di un campanello di allarme.
Bozzo – Il rallentamento dell’economia cinese, seppur prevedibile, è stata una variabile importante per l’economia mondiale. Anche se si parla comunque di una crescita che si assesterà per la Cina intorno al 6% , una brusca frenata negli ordinativi si è percepita. L’export inOriente continua a rappresentare un significativo capitolo per il fatturato delle aziende meccaniche e credo che questa tendenza dovrà essere rinforzata ed affiancata, però, dalla scommessa su altri mercati.

Ci sono mercati nuovi o in via di sviluppo interessanti da seguire per uscire dai tracciati consueti Europa-Asia-Africa?
Taiana – Non registriamo, soprattutto per le macchine e per le tecnologie più avanzate, nuove aree caratterizzate da piani di sviluppo particolarmente significativi. Registriamo comunque l’attivazione di significativi piani di adeguamento tecnologico delle più innovative tra le maggiori realtà Europee (Italia e Germania su tutte) ed Asiatiche (Taiwan).
Fani – No, i mercati interessanti rimangono gli stessi. I dati sull’export lo confermano.
Barea – Escludendo Europa, Asia e Africa, rimane l’America. E in questo assistiamo con interesse ai tavoli tra Ue e Usa per arrivare al trattato di libero scambio tra questi due giganti economici mondiali. Il TTIP può rappresentare una svolta epocale, sia nel flusso commerciale dei nostri prodotti, sia in quello degli investimenti. Gli States sono sempre stati un mercato molto importante per il made in Italy e il made in Varese in particolare, ma le difficoltà normative hanno rappresentato un ostacolo insormontabile in molti casi, togliere barriere non può che agevolare la nostra capacità di penetrazione.
Bozzo – L’India rappresenta una grande opportunità di sviluppo del business nei prossimi 5/10 anni, anche se una forte criticità nell’affrontare questo potenziale mercato è determinata dalle tempistiche molto dilatate per la realizzazione degli investimenti rispetto, ad esempio, alla Cina. L’Africa continua ad essere un mercato appetibile nonostante l’influenza del rallentamento cinese, che come sappiamo non può non interessare la metà del continente africano. Un’interessante prospettiva è determinata dagli Usa: la spinta alla reindustrializzazione e le agevolazioni promesse potranno generare nuovi investimenti ma le previsioni di ripresa americana, al momento, non si sono ancora tradotte in un beneficio palpabile per l’economia italiana.

ITMA mostra come e dove si può investire dal punto di vista della tecnologia. Ci sono nel distretto margini per pensare a forti investimenti o le risorse sono limitate a semplici aggiornamenti tecnici?
Taiana – Nel settore della nobilitazione crediamo che non ci sia spazio, come avvenne negli anni ’80, per semplici aggiornamenti tecnici. Le macchine dell’ultima generazione hanno caratteristiche tali da non consentire l’adeguamento delle macchine installate: se ne impone, di fatto, la sostituzione. Occorre quindi fare in modo che l’industria locale possa disporre delle risorse necessarie a sostenere gli indispensabili piani di adeguamento tecnologico.
Fani – L’innovazione che viene proposta dal meccanotessile è solitamente, tranne rare eccezioni, innovazione incrementale. Questo significa che, sebbene importante ed impegnativa per noi imprese meccanotessili, si tratta di una innovazione accessibile sia dal punto di vista dell’applicazione sia dal punto di vista della fattibilità economico-finanziaria per l’azienda-cliente che decide di investire.
Barea – La sfida oggi si chiama fabbricazione digitale. Non parliamo di un semplice accorgimento, o di fare le stesse cose di prima in maniera più veloce e a prezzi più bassi. Se vogliamo sfruttare appieno l’Internet of Things dobbiamo saper essere in grado di dar vita ad una rivoluzione dei paradigmi stessi della produzione. In provincia di Varese ci sono già realtà molto avanti su questo fronte, anche nel meccanotessile. Ci sono aziende del Varesotto che stanno addirittura sviluppando tecnologie in grado di favorire il reshoring in Italia e in Europa dell’industria tessile. Punte avanzate che dobbiamo riuscire ad utilizzare per fare da traino a tutta l’industria locale, mettendo a fattor comune esperienze e best practice, anche per questo abbiamo creato all’interno della LIUC – Università Cattaneo il laboratorio di fabbricazione digitale, SmartUp.
Bozzo – Per come evolvono gli attuali complessi e delicati scenari internazionali è difficile fare previsioni, ma sicuramente il salone internazionale sarà una grande opportunità che dobbiamo sfruttare con tutte le nostre forze come una sfida di innovazione e tecnologia.
Sarà una fiera in cui si metterà al centro la ricerca di nuove tecnologie che impattino meno sia sui costi che sulle risorse utilizzate dal punto di vista ambientale ed economico. E’ un obiettivo importante da raggiungere, non solo in termini di sostenibilità ambientale e benessere, ma anche rispetto ad una concorrenza internazionale sempre più agguerrita. Si sta assottigliando il gap fra le aziende italiane e quelle straniere in termini di qualità di prodotti e soluzioni presentate quindi a fare la differenza è sempre di più l’incidenza di un Sistema Paese capace di supportare, o almeno non ostacolare, il fare impresa a livello internazionale.

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