Bilanci di fine 2016 per l’industria lombarda, che ha archiviato il quarto trimestre che ha confermato la crescita lenta ma costante del sistema. Dai dati di Unioncamere e Confindustria Lombardia emerge un aumento congiunturale dello 0,3% della produzione rispetto al trimestre precedente, la crescita dello 0,6% del fatturato, un improvviso calo degli ordini esteri (-1,1%), ordini interni in crescita (+1,5%) e saldo occupazionale negativo (-0,2%). In generale il 2016 si è chiuso con una crescita media dell’1,3% della produzione rispetto all’anno precedente.
A preoccupare sono ovviamente gli ordini esteri (40,3% del fatturato totale), ai quali fa da contraltare la forte ripresa del mercato interno. Non benissimo l’occupazione, in leggero calo, ma con la dimininuzione anche del ricorso alla CIG, oggi all’11,1 (nel 2013 era al 28,5).
Il capitale umano d’eccellenza è alla base delle capacità di un territorio di essere competitivo
Federico Ghidini, presidente dei Giovani di Confindustria Lombardia, traccia la strada per un ulteriore rilancio: “Per essere competitivo – dice – un territorio deve essere attrattivo nei confronti di imprese internazionali e degli investimenti diretti internazionali, oltre ad essere capace di presentarsi come sistema sui mercati esteri per promuovere le proprie eccellenze. Internazionalizzare oggi significa andare oltre la sola attività di export: bisogna attrarre investimenti, sviluppare joint venture, fare sistema pubblico-privato. E la Lombardia ha moltissime carte da giocare in virtù delle sue caratteristiche di hub internazionale naturalmente attrattivo per investimenti, competenze, persone, imprese, startup e agenzie europee. Inoltre il capitale umano d’eccellenza è alla base delle capacità di un territorio di essere competitivo. Siamo impegnati in un progetto in collaborazione con il sistema scolastico regionale per diffondere la conoscenza dei percorsi di istruzione che meglio rispondono alle esigenze del tessuto produttivo lombardo per favorire il raccordo tra sistema formativo e mondo delle imprese. Questo perché le competenze vanno create in prospettiva del mercato del lavoro del futuro”.