Parlamento italiano

Lavoro, anche per CTN ci sono troppi vincoli

L’obbligo di prolungare i contratti a termine sospesi a causa della pandemia sta facendo vibrare le corde alle aziende e anche Confindustria Toscana Nord interviene per criticare la scelta.

Il prolungamento per un periodo equivalente alla sospensione stessa, indifferentemente che si sia trattato di cassa integrazione o ferie o altri periodi di assenza previsti dalla legge è un provvedimento a cui Confindustria si è opposta, senza trovare consenso sufficiente in Parlamento.

“Una norma sospetta addirittura di incostituzionalità – dicono a CTN – che impone alle aziende costi di personale eccessivi e inappropriati. In questo contesto, accuse generiche di abusi nell’utilizzo della cassa integrazione sono particolarmente sbagliate e offensive per gli imprenditori corretti che hanno fatto ricorso a questo strumento – qualche volta addirittura per la prima volta nella storia aziendale – solo perché costretti dalle circostanze. Le istituzioni dovrebbero pensare non a fare proclami ma a limitare e sanzionare gli abusi acclarati che danneggiano le imprese corrette e – altrettanto importante – a non creare condizioni che li favoriscano. Ad esempio, subordinare la concessione per settembre delle 4 settimane aggiuntive di cassa integrazione Covid-19 alla fruizione per intero di quelle precedenti rappresenta un irrigidimento ingiustificato. Questa norma infatti penalizza le aziende che, fortunatamente, hanno potuto e voluto evitare di utilizzare l’ammortizzatore sociale per tutto il periodo fruibile, ma che potrebbero avere bisogno di attivarlo tra settembre ed ottobre”.

“Anche le aziende che hanno lavorato e lavorano con continuità – prosegue la nota – hanno problemi consistenti. Un esempio è il grave rischio che potrebbe concretizzarsi dopo le ferie: trovarsi con una forza lavoro insufficiente a causa della quarantena imposta ai lavoratori di ritorno da paesi a rischio. Un problema di difficile soluzione che, allo stato attuale delle normative, può essere solo prevenuto dal senso di responsabilità dei lavoratori stessi, che evitino di recarsi in quei paesi, spesso proprio i loro luoghi di origine, o che ne facciano ritorno in tempi utili per assicurare comunque la presenza al lavoro nel giorno stabilito. Diversamente, vi potranno essere aziende non in grado di riprendere un’attività che, soprattutto in alcuni settori, richiede organici tecnici minimi indispensabili di linea o di macchina. Le risorse delle imprese sono tutt’altro che illimitate. Continuare a scaricare su di esse problemi che, per i motivi più diversi, le penalizzano anche nel confronto con i concorrenti internazionali, significa minarne l’esistenza; e senza imprese il lavoro non c’è, né privato e nemmeno pubblico, dato che questo è alimentato dalle imposte che vengono da imprese e lavoratori”.

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