E’ iniziata con il buio rischiarato dall’apertura delle tende oscuranti della Berlin Arena sulle note di “2001 odissea nella spazio”. E’ proseguita con una ottima prima giornata di incontri e affari, terminata con il party sulla spiaggia lungo lo Sprea, il fiume che attraversa Berlino, proprio alle spalle dello spazio espositivo che una volta ospitava macchinari industriali in una Berlino ancora separata dal muro.
E poi è ripresa attiva e vivace anche per il suo secondo giorno, iniziato in modo forse più soft ma rimasto su buoni ritmi di visite. Denim Première Vision è stata una fiera tanto attesa quanto soddisfacente per gli addetti ai lavori di un settore attivo e vivo come pochi altri nella filiera tessile.
Nei corridoi la lingua più parlata è stata indubbiamente l’italiano: un bene per le nostre aziende, che confermano il proprio ruolo all’interno del mondo del denim, un po’ meno bene per chi sperava di intercettare a Berlino i brand tedeschi più importanti. Il numero limitato di visitatori e compratori locali, pur con buoni riscontri garantiti dai piccoli brand e atelier di tendenza prettamente berlinesi, è stata la nota meno positiva di una salone che ha però dimostrato quanta sia la voglia di tornare a incontrarsi in fiera e a trattare idee e prodotti faccia a faccia.
Questo il bilancio di Denim Première Vision a poche ore dalla sua chiusura, da domani su La Spola le parole di chi ha vissuto il salone in prima persona, ovvero espositori e organizzatori, questi ultimi presenti a Berlino con tutto lo staff di Première Vision, a iniziare dal direttore del salone parigino Gilles Lasbordes e dal responsabile generale Igor Bonnet.
“Uomo ovunque” nella Berlin Arena Fabio Adami Dalla Val, che di Denim Première Vision è responsabile, mente organizzativa e interfaccia diretta con gli espositori, prendendosi oneri e onori che ne derivano.