Pratesi a Shanghai

La Cina è lontana, Parigi di più. Le scelte di alcuni big pratesi

No, o non più, a Parigi. Sì, o forse sì, a Shanghai. L’orizzonte di molte, anche se non tutte, aziende tessili pratesi sta cambiando drasticamente negli ultimi anni e l’ennesima dimostrazione delle nuove strategie arriva da Intertextile Apparel, dove alcune aziende toscane sono presenti, sia con i rappresentanti locali che con gli imprenditori pratesi, tornati a Shanghai dopo gli anni della pandemia.

Proprio a fianco del padiglione italiano organizzato da Messe Frankfurt si trovano gli stand di alcune aziende italiane che, per scelta o per necessità, magari dovuta alla presenza o meno dell’agente, hanno optato per tempo per questa collocazione.

Pratesi a Shanghai
Guido Gramigni, Maurizio Sarti e Uberto Ciatti

In questi spazi si muove quello che, calcisticamente parlando, potrebbe essere un tridente titolare in qualsiasi realtà tessile italiana: Uberto Ciatti di Inseta, Maurizio Sarti di Faliero Sarti ma anche numero uno della sezione Moda di Confindustria Toscana Nord, e Guido Gramigni del Lanificio Bisentino. La domanda è spontanea e quasi obbligata: “Non vi abbiamo visti a Parigi e vi vediamo qui a Shanghai?”.

“Sì, e senza rimpianti per Première Vision” è praticamente la risposta univoca, nonostante l’osservazione che a febbraio la fiera parigina ha avuto buone “recensioni”.

“PV ormai ha una connotazione e un target nel quale non ci ritroviamo – dicono in coro – e sicuramente vivrà a lungo ed in buona salute, ma rivolgendosi ad altri clienti rispetto ai nostri abituali; tutto tralasciando i dubbi sulla prossima edizione di luglio. La diversificazione in atto tra Milano Unica e Première Vision è evidente e noi abbiamo fatto la scelta”.

“Non so se il numero di aziende pratesi (20, ndr) di febbraio rimarrà invariato anche in futuro. Se dovessi scegliere tra un incremento e una diminuzione direi quest’ultima” spiega Gramigni.

Arriviamo alla Shanghai attuale, post Covid, e a Intertextile. Il volto di Ciatti lascia trapelare qualche dubbio: “Mi pare che qui si replichi, all’ennesima potenza, il format di Première Vision. E poi c’è veramente di tutto, tantissimi espositori, una qualità piuttosto bassa e pochi che cercano il livello dei nostri prodotti. Alla fine ci siamo convinti a partecipare di persona pur avendo lo stand condiviso con altre aziende gestite dal rappresentante in Cina, ma non so se ne varrà ancora la pena”.

Essere a Shanghai è comunque una testimonianza di continuità nella fiducia al mercato cinese, dove alla fine è meglio mantenere la posizione che sparire dai radar, vista l’infinita offerta della concorrenza. Il tempo dirà se la scelta è anche conveniente o solo strategica.

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