Inizia il primo anno senza BuzziLab

Si è aperto il primo anno senza BuzziLab all’istituto Buzzi di Prato, che vive un inizio di 2020 piuttosto surreale. La chiusura del laboratorio e la mai avvenuta riapertura stanno condizionando non solo l’anno scolastico ma l’equilibrio dell’intero distretto tessile pratese.

“La prima a rimetterci è la scuola” dicono da Confindustria Toscana Nord: “L’azzeramento di fatto, a ora, del BuzziLab rappresenta – si legge in una nota – un danno incalcolabile sia per il distretto pratese sia per la scuola stessa. Non bisogna dimenticare che il denaro che le imprese pagavano per le analisi finiva in gran parte nel bilancio del Buzzi, che da quelle entrate – un miraggio per la quasi totalità delle scuole italiane – ha tratto benefici consistenti. Benefici di cui peraltro hanno goduto tutti gli indirizzi della scuola, certamente non solo il tessile. Le presunte irregolarità che sono state rilevate nelle precedenti gestioni non giustificano l’incredibile danneggiamento che la scuola ha subito privandola del BuzziLab. Sanare delle irregolarità non significa necessariamente farsi del male e farne anche alle aziende, che potrebbero trovare motivi di rivendicazione rispetto ai danni subiti. Le istituzioni scolastiche sembrano non aver capito cosa quella scuola rappresenti per Prato, non solo dal punto di vista pratico e materiale ma anche in termini identitari e di affezione. E di non avere chiaro nemmeno cosa, viceversa, Prato rappresenti per quella scuola. Solo così si spiega la decisione delle istituzioni scolastiche di ritirarsi in un silenzio che non prevede né comunicazione esterna né rapporti, in merito al BuzziLab, con quel mondo delle imprese che per un istituto tecnico rappresenta il mondo tout court”.

Intanto anche l’idea di creare una fondazione si è fermata al primo scoglio: il testo presentato dalla regione non è stato sufficientemente gradito. Poi è arrivata la pausa natalizia a rimandare tutto al prossimo futuro, che potrebbe essere già passato remoto.

Estremamente dura la posizione di Astri, che pensa ad una causa legale: “La credibilità è un valore importante: con la chiusura del BuzziLab le nostre imprese hanno subito un danno enorme” dicono i membri del consiglio dell’associazione per il tessile riciclato in una nota scritta all’indomani di Natale.

“E’ ora di fare chiarezza sulle responsabilità della chiusura del BuzziLab – dicono – perchè sappiamo solo che il laboratorio non è più operativo e che un patrimonio di esperienza sta andando disperso, insieme alla credibilità del distretto. Stiamo studiando con un pool di professionisti la causa legale che potrebbe essere promossa già a inizio 2020. Innanzitutto è necessario provvedere alla rimozione dell’attuale dirigente scolastico dell’Istituto, ma allo stesso tempo vogliamo anche capire come si sia arrivati a questo punto senza che nessuno in città intervenisse per risolvere la situazione. Perché chi sapeva ha taciuto?”.

Chi pagherà per tutto questo? Chi sono i responsabili?”

Astri torna a parlare del protocollo d’intesa firmato insieme al BuzziLab, a Confindustria Toscana Nord e al Consorzio CID per dare un fondamento scientifico alle richieste avanzate a livello normativo e sul mercato per valorizzare il riciclato. “Non basta parlare di economia circolare, se tutto si riduce a slogan – continua la nota – e non sono gli slogan che ci fanno vendere: sono i numeri, gli studi, la qualità, la serietà del lavoro. Questo è il valore che BuzziLab apportava al distretto, facendone parte integrante. Era in corso al laboratorio un’importante attività di indagine sul riciclato, con l’analisi di diversi campioni di materiali, che avrebbe dovuto portare all’elaborazione di una PRSL per il settore. Il BuzziLab stava anche portando avanti un lavoro che è entrato a far parte di un dossier che è stato presentato alla Commissione Europea per chiedere la revisione di un regolamento che dal febbraio 2021 imporrà alcune restrizioni chimiche impossibili da raggiungere per i prodotti riciclati. Siamo preoccupati per la perdita delle competenze tecniche, che fanno parte del patrimonio del distretto. BuzziLab offriva alcune tipologie di analisi che al momento altri laboratori non sono accreditate per fare e che lo rendeva un laboratorio specializzato nel settore tessile/abbigliamento unico in Europa. Come risulta dal bilancio, il BuzziLab generava un avanzo di gestione che negli ultimi cinque anni ammontava a oltre 7 milioni di euro e che andava a finanziare l’istituto. Un contributo importante in un momento in cui le risorse per la formazione stanno subendo tagli pesanti. L’unica soluzione per tornare operativi è la costituzione di una fondazione, un’ipotesi che era già stata da tempo studiata da un pool di professionisti. Perchè solo adesso ci si è attivati per andare in questa direzione? Chi pagherà per tutto questo? Chi sono i responsabili?”.

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