C’è anche il meccanotessile tra i comparti legati alla moda fermi dal 23 marzo e quindi all’interno di capannoni e officine tutto ancora tace.
Impossibile quindi programmare le attività: “Per noi che abbiamo nell’export un riferimento commerciale fondamentale – commenta Marco Becheri (nella foto), coordinatore del gruppo Meccanotessili della sezione Metalmeccanica di Confindustria Toscana Nord – questa chiusura è particolarmente pericolosa. I nostri concorrenti a livello internazionale sono in attività e di certo coglieranno l’occasione per insidiare anche i nostri mercati. E’ necessario che si riprenda quanto prima, perché per un settore come il nostro dover recuperare quote di mercato perse può significare impieghi ingenti di risorse sia di tempo che finanziarie. Comunque anche auspicando una riapertura nella prossima settimana come stiamo chiedendo con forza, rimarrà per noi un problema molto serio: quello dell’impossibilità di effettuare trasferte all’estero dei nostri installatori, manutentori e commerciali. Di fatto, se permarrà questa situazione non potremo installare macchinari e impianti già spediti né collaudare quelli installati, operazione quest’ultima che segna la conclusione dei nostri obblighi contrattuali; a causa dell’impossibilità delle trasferte e dell’assenza di date certe per il ripristino della normalità, gli ordini in portafoglio vengono già oggi posticipati a date che vanno da settembre a ottobre; per gli stessi motivi, che non ci consentiranno di garantire i tempi dei montaggi, sarà difficilissimo acquisire nuovi ordini; del resto, nemmeno i nostri commerciali potranno effettuare trasferte all’estero, facendo venire meno una funzione essenziale. Sarà quindi molto arduo riprendere in pieno l’attività con le limitazioni al movimento delle persone che sono in atto e che colpiscono in maniera particolare le provenienze dall’Italia, vista come paese particolarmente a rischio. Ma intanto sarebbe già importante poter riaprire: chiediamo alle autorità di ascoltare la nostra voce e di farci ripartire presto, comunque prima della data del 3 maggio. Noi avevamo già messo in atto le misure di cautela che ci erano state richieste prima della chiusura e siamo pronti ad applicare tutte le cautele possibili a salvaguardia della salute dei nostri collaboratori e di noi stessi. Non c’è dubbio che la salute venga prima di tutto; lavorare in sicurezza è possibile e occorre farlo per non distruggere l’economia”.
Per i 26 stabilimenti di produzione del meccanotessile pratese, con 500 addetti (più altre 72 unità locali con ulteriori 250 addetti) circa il 60% della produzione viene venduta all’estero.