Decreto passato a pieni voti all’esame degli imprenditori: il Jobs Act raccoglie il plauso dell’Unione degli Industriali della Provincia di Varese per bocca del vicepresidente Tiziano Barea (nella foto).
“Il messaggio dato dal governo con il Jobs Act è chiaro: il contratto a tutele crescenti, unitamente alla riforma delle politiche attive, è il grimaldello con cui scardinare lo status quo del mercato del lavoro italiano, dando vita ad un vero cambiamento delle regole che ne stanno alla base. È questo un atto di coraggio politico che non poteva essere dato per scontato e che raccoglie il nostro plauso” ha detto Barea, a margine del convegno “Jobs Act: la stagione delle riforme, delle semplificazioni e i nuovi trattamenti di integrazione salariale”, al Centro Congressi Ville Ponti di Varese.
Tra i relatori, Paolo Onelli, Direttore Generale “Tutela delle condizioni di Lavoro e delle Relazioni Industriali” del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali che ha posto l’accento sulla celerità dell’azione riformatrice, sulla sua incisività e completezza: “L’intervento del Governo è stato più rapido e massiccio di quanto il sistema delle relazioni industriali sia mai stato abituato in passato. E’ stato creato un intervento enorme che dopo solo un anno dalla legge delega ha dato concretezza ai principi attraverso i vari decreti attuativi che hanno riguardato tutte gli aspetti del mercato del lavoro. Compresa la riforma del limite fino a ieri invalicabile dei licenziamenti individuali. Importanti, inoltre, anche gli interventi di semplificazione. Un’azione, dunque, dinamica, spinta da una condizione recessiva dell’economia che esigeva una scossa, un segnale di disponibilità al cambiamento che le istituzioni hanno colto e che le parti sociali ora devono saper interpretare”.
Lo stesso Onelli ha richiamato alla prudenza sui numeri: “I risultati di un intervento così massiccio si misurano nel medio periodo sia in termini di sviluppo, sia di crescita, sia di miglioramento della competitività del sistema-Paese”. Una cosa, però, è certa per il dirigente del Ministero del Lavoro: “E’ stata posta la parola fine alla precarietà grazie al riordino delle varie tipologie contrattuali. E ciò mettendo al centro il lavoro buono e durevole”.
Il nostro giudizio positivo non deve essere scambiato per approvazione assoluta e acritica
Ha concluso i lavori proprio Barea, dando al Governo il merito di essere stato capace, dopo decenni di dibattito, di “aver posto le basi per quel cambio di paradigma, anche culturale, che le aziende chiedono da tempo. Ossia il passaggio da un sistema che tutela il posto del lavoro, ad un quadro normativo che, invece, tuteli il diritto al lavoro. Il Jobs Act è prima di tutto opera del lavoro che è cambiato ad ogni livello. Anche per questo di audacia noi ne abbiamo chiesta ancora di più al Governo”. Questo per sottolineare che ci sono delle differenze tra la posizione delle imprese rappresentate da Confindustria e quella dell’Esecutivo. “Il nostro giudizio positivo – ha concluso Barea – non deve essere scambiato per approvazione assoluta e acritica”.