Confindustria fa sentire la sua voce e il Ministero dello Sviluppo economico è concorde con alcune richieste. Innanzitutto è evidente come sia necessario sanare l’ingiustizia dell’esclusione di rifinizioni e tintorie dalle agevolazioni sugli oneri per le aziende energivore, non a caso era presente anche anche l’Autorità di Regolazione per Energia, Reti e Ambiente e la Cassa Servizi Energetici e Ambientali.
Il problema nasce da un provvedimento europeo: a differenza di altri segmenti della filiera tessile (preparazione e filatura, tessitura, tessuti non tessuti etc), la Comunicazione UE 2014/C 200/01 non cita il codice Ateco 13.30, che identifica il finissaggio dei tessili, degli articoli di vestiario e simili fra i beneficiari di agevolazioni in questo ambito. A partire dall’inizio del 2018, quindi, per queste aziende nessun beneficio sugli oneri di energia elettrica e gas metano. Un’unica parziale soluzione è stata possibile, limitatamente all’energia elettrica: conservare le agevolazioni per le imprese energivore già classificate come tali per le competenze 2013/2014. Ma questo non basta: da qui il tavolo aperto in Confindustria, anche in vista dell’avvio a breve, a Bruxelles, di un gruppo di lavoro europeo ad hoc.
Confindustria Toscana Nord ha partecipato ai lavori del tavolo, rappresentata dagli imprenditori pratesi Franco Ciampolini e Ivo Vignali, entrambi membri del Consiglio generale dell’associazione oltre che, rispettivamente, coordinatore del Gruppo Nobilitazione e lavorazioni tessili della sezione Sistema moda e vicepresidente del Consorzio Progetto Acqua.
“Abbiamo ribadito con fermezza la necessità che si ponga rimedio a questa iniquità – ha dichiarato Ivo Vignali – Siamo consapevoli che l’Unione Europea intende agevolare i costi energetici solo delle imprese che hanno rapporti diretti col mercato internazionale, così da salvaguardarne la competitività. Però non può essere ignorata la peculiarità dell’Italia, il cui sistema industriale è basato in buona parte sulle filiere produttive e sui distretti. In una filiera la competitività dell’impresa finale dipende anche dai segmenti intermedi, che concorrono in maniera spesso determinante alla creazione di valore aggiunto. E’ questo che dobbiamo far capire all’Europa”.
“Ci conforta il fatto che anche il Ministero dello Sviluppo economico abbia espresso piena condivisione delle nostre posizioni – aggiunge Franco Ciampolini – mentre si cerca una soluzione le imprese non possono essere private di questi aiuti. Sul versante energia è stata trovata una soluzione parziale, per il gas però, non essendoci precedenti nazionali nella concessione di agevolazioni, lo stesso meccanismo non è applicabile. La conseguenza è che a Prato sono proprio le imprese più grandi e strutturate, quelle che investono, che sono regolari e hanno costi consistenti, a essere maggiormente penalizzate”.