I 5 migliori concetti di Milano Fashion Week.

Il rincorrersi delle collezioni obbliga noi disegnatori ad anticipare sempre di più la stesura dei concepts e dei mood boards della stagione a venire. Non ancora conclusa la Fall/Winter 22/23, la Fashion Week milanese ci può aiutare nel tratteggiare lo sketch della prossima Estate 23 per quanto riguarda i primi filati, colori e prototipi da mettere in lavoro.

I looks delle sfilate sono stati sostanziali, essenziali, ricchi di contaminazioni fra sartoriale e nuove tecnologie, ma in genere profondamente accurati anche nelle manifestazioni più d’ avanguardia, come se la moda post pandemia fosse pronta a ritornare ad un’eleganza semplificata, rivolta verso il comfort e la qualità dei materiali.

Disegni. Praticamente non se ne sono visti, con l’eccezione di qualche compassato ed ultra-chic blazer sfoderato in principe di Galles bianco e blu marine senza decorazioni. Questo potrebbe far presagire che, dopo l’indigestione di patterns extra size che si è vista nelle stagioni scorse, ci stiamo avviando verso uno stile molto più essenziale e minimalista. Un fenomeno del genere si verificò anche sulle passerelle del 2009 in seguito alla crisi dei subprimes.

Colori. Se non si sono visti disegni, piuttosto si sono visti colori. Toni pastellati e sorbetto in ogni gamma di tonalità erano presenti sulle passerelle di Fendi ed Ermenegildo Zegna, i quali hanno giocato ad impastare i loro colori su una modellazione molto comoda fatta di giacche leggermente over size, kimòni e pantaloni coulisse a gamba larga. Nelle presentazioni più formali i toni di punta che mi hanno maggiormente colpito sono stati il taupe, il rosso lavato, e alcuni punti di ocra molto intenso giocato complementarmente ai bleu maiolica (come nei toni di alcune costruzioni nei Giardini Les Majorelles di Yves Saint Laurent a Marrakesh).

Tessuti. A me è parso di cogliere due tendenze nette e contrapposte: la prima fatta di tessuti piuttosto secchi, nervosi e scattanti probabilmente ottenuti tramite filati high twist, crespini e crêpe ritorti in varie composizioni ed adatti a confezionare esili giacche squisitamente minimaliste nel più puro stile Prada. Una seconda tendenza, sicuramente predominante, guardava verso il “cadente”, lo “sciolto” e alle “mani aperte”, tutto ciò ottenute su misti in cui le fibre protagoniste erano la seta, la canapa, il lino e la viscosa.

Finissaggi. Quanto scritto sino ad ora parrebbe alludere ad una certa monotonia di contenuti, in realtà le passerelle sono state vivacizzate da una serie di tessuti che avevano come caratteristica principale una notevole ed intrinseca luminosità. Le tecniche con quale ottenere la “luce” necessaria sono state molteplici: mohair mescolato con poliammide, sete satin, placcature, finishing speciali particolarmente lucidanti e calandrati ma, ognuno per la propria direzione, anche brand concettualmente molto lontani quali Dolce e Gabbana e Brioni hanno dato un posto di riguardo ai tessuti che esprimevano la caratteristica della luminosità. Interessanti anche le spalmature canvas presentate da Etro e realizzate su capi dalle linee morbide che regalavano all’indumento un aspetto vagamente metallico e una caduta dalla grazia insolita.

Commistioni. Vi è un filone di esperienze e spunti di riflessione che prende le mosse dai protagonisti più recenti della stagione milanese. Si direbbe che esista una tendenza che non vuole essere ridotta a concetto di trend ma che vuole esplorare liberamente gli spazi della creatività. Una sorta di storytelling che si rinnova stagione dopo stagione e che vede interpreti di questo movimento griffe quali Massimo Alba, Sunnei e Tokyo James. Difficile trovare un comune denominatore fra questi attori, i quali contribuiscono a mantenere effervescente l’appuntamento meneghino. Un buon punto di sintesi potrebbe essere rappresentato dalla loro capacità di unire elementi culturali eterogenei in una proposta molto convincente. Tokyo James, emergente stilista nigeriano, ha portato alla kermesse milanese una proposta in cui su interessanti completi formali, compariva la commistione fra allusioni sartoriali “Savile Row” e texture etniche ottenute con sapienti lavori di traforato. Sunnei, protagonista di un’interessante comunicazione multimediale, ha proposto con ironia un sapiente mix di motivi regimental, boot stripes e microeffetti jacquard in composizioni di colore mai scontate. Ultimo, ma non per importanza, Massimo Alba ha presentato una serie di modelli attualissimi che strizzano l’occhio al comfort over size, realizzati in cotoni grezzi molto naturali e un po’ sbavati.

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