Greenpeace, applausi a Zara, H&M e Benetton

Applausi e complimenti per qualcuno, fischi e rimbrotti ad altri. Greenpeace ha pubblicato la lista dei brand che hanno rispettato o meno i parametri Detox. Zara, H&M e Benetton sono i marchi all’“Avanguardia”, perché hanno tenuto fede ai loro impegni verso la completa eliminazione delle sostanze tossiche; Esprit, Nike, Victoria’s Secret e LiNing sono invece le “Retrovie” perché non hanno compiuto i passi necessari ad impedire l’inquinamento da sostanze chimiche generato dalle loro filiere produttive.

“Sfilata Detox” di Greenpeace, la classifica che valuta i progressi di 19 grandi marchi della moda verso la completa eliminazione delle sostanze tossiche manda quindi dietro la lavagna alcuni nomi importanti: “Facciamo i complimenti a Benetton, H&M e Zara – dice Giuseppe Ungherese, responsabile campagna inquinamento di Greenpeace Italia – per come stanno guidando l’intero settore e imponendo un nuovo standard, a livello mondiale, per una moda libera dalle sostanze tossiche. Queste aziende stanno dimostrando nei fatti che ripulire l’industria della moda dalle sostanze tossiche è già possibile”.

La Sfilata Detox valuta le prestazioni delle aziende che hanno aderito alla campagna di Greenpeace secondo criteri come l’eliminazione delle sostanze chimiche pericolose dai loro prodotti e dai processi produttivi e la pubblicazione di informazioni trasparenti sugli scarichi di sostanze tossiche da parte dei propri fornitori.

Dei 19 marchi valutati 12 si trovano nella categoria “La moda che cambia” ovvero tra quelli che, nonostante i progressi, devono ancora migliorare: Adidas, Burberry, Levi’s, Primark e Puma, ad esempio adottando la lista di sostanze da eliminare proposta dal gruppo ZDHC, continuano a tollerare l’inquinamento prodotto nelle varie fasi di lavorazione. C&A, Fast Retailing, G-Star, Mango e gli italiani Valentino e Miroglio hanno un punteggio più alto poiché hanno ottenuto risultati migliori in termini di eliminazione delle sostanze chimiche e trasparenza delle filiere produttive.

Intanto in Cina l’80 per cento delle acque di falda non è potabile, secondo un’analisi pubblicata dal Ministero per le Risorse Idriche cinese; il settore tessile italiano al contrario ha dimostrato una maggiore sensibilità per quel che riguarda l’eliminazione delle sostanze tossiche: tra chi ha sottoscritto l’impegno Detox ci sono 50 aziende tessili, 27 delle quali appartengono al distretto di Prato. “L’impegno assunto da numerose realtà tessili italiane dimostra come produrre rispettando l’ambiente, la salute e la sicurezza dei consumatori sia già possibile e alla portata del mercato” conclude Ungherese.

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