Dopo la mostra “La camicia bianca secondo me. Gianfranco Ferré” del 2014, il grande stilista milanese è di nuovo protagonista al Museo del Tessuto di Prato domani alle 18 con la presentazione del volume “Dior. Gianfranco Ferré 1989-1996” pubblicato dalla casa editrice Assouline in collaborazione con la stessa Maison Dior.
Dopo i volumi intitolati a Christian Dior, Yves Saint Laurent e Marc Bohan, è dedicato allo stilista italiano il quarto volume della collana che racconta la creatività di chi che ha segnato la storia della Maison Dior, in coincidenza con il settantesimo anniversario della sua nascita.
Il volume è edito da Assouline, casa editrice newyorkese specializzata in pubblicazioni di volumi di lusso, curato da Alexander Fury, giornalista di moda, autore e critico, con le straordinarie fotografie di Laziz Hamani.
Domani a Prato il volume sarà presentato da Rita Airaghi, fino al 2005 Direttore della Comunicazione della società Gianfranco Ferré e dal 2008 Direttore della Fondazione Gianfranco Ferré, Antonio Mancinelli, Senior Editor di Marie Claire Italia e autore di saggi dedicati alla moda e all’arte e Gianni Cinti, designer di moda e accessori, studioso d’arte contemporanea, nonché collaboratore di Ferré dal 2003: illustri relatori che hanno conosciuto e vissuto a stretto contatto con il celebre stilista, in grado quindi di ripercorrere la sua esperienza all’interno della Maison Dior attraverso una prospettiva ravvicinata.
Il volume ripercorre il periodo in cui Ferré fu direttore creativo della Maison Dior (dal 1989 al 1996) periodo che, secondo l’autore Alexander Fury, fu la vera rivoluzione che stabilì il programma di Dior per il ventunesimo secolo. Oltre a questo racconta l’affinità tra Monsieur Dior e Gianfranco Ferré. Come dice Rita Airaghi “generazioni differenti, nazionalità differenti, formazioni differenti, epoche differenti. Ma anche, sin da subito, una sequenza incredibile di affinità nell’intendere la bellezza, la femminilità, l’eleganza, il lusso. Lo stesso amore per l’enfasi ragionata che ogni abito deve esprimere, per il rigore delle forme e delle costruzioni che fanno di un capo un’opera d’arte senza tempo, per l’amore sconfinato per la materia che arriva alla reinterpretazione, all’utilizzo inconsueto, all’audacia dell’innovazione. E questa é una delle ragioni dell’indiscutibile successo delle collezioni Dior-Ferré, sin dal riconoscimento alla sua prima Haute Couture, con l’assegnazione del Dé d’or, come migliore sfilata della stagione”.