Pinori Prato

Filatori pratesi a Pitti con ottimismo

Sarà l’ottimismo dei dati positivi ad accompagnare a Pitti Filati le aziende pratesi, che si affidano a questi numeri anche per scacciare le ombre dei costi di produzione crescenti. Segnali molto significativi di ripresa del comparto filati del distretto pratese erano già emersi dalla rilevazione congiunturale di Confindustria Toscana Nord sull’ultimo trimestre del 2017 ed anche il primo trimestre 2018 conferma la tendenza (+3,2% rispetto al corrispondente periodo del 2017).

L’export che, sempre per il primo trimestre, segna +5,9%, al di sopra del dato nazionale che si ferma a +2,2%, conferma queste sensazioni positive. Nel decennio 2007-2017 la quota dei singoli mercati esteri sul totale dell’export di filati del distretto pratese ha visto una crescente rilevanza dell’Europa: +1,6%, con in testa la Germania a +1,5%, il Regno Unito con +1,4% e il Portogallo con +1,2%. La delocalizzazione ad est ha fatto salire anche i valori di alcuni paesi balcanici. Complessa la situazione del mercato cinese: +2,4% come quota sul totale dell’export del distretto, ma -3,7% su Hong Kong.

Raffaella Pinori“Il nostro punto di forza imprescindibile – dice Raffaella Pinori, coordinatrice del gruppo Produttori di filati della sezione Sistema moda di Confindustria Toscana Nord – è il prodotto. Il segmento dei filati fantasia per maglieria pratesi rappresenta un’eccellenza assoluta e indirizza verso le aziende del distretto le più grandi firme della moda internazionale; ma anche i filati classici e quelli per tessitura contano realtà di grande rilievo, conosciute in tutto il mondo. A questo si affianca un’attenzione molto forte per il servizio al cliente e per lo sviluppo di soluzioni che vadano incontro alle sue esigenze, con proposte sempre più innovative sul piano delle tendenze moda e della rispondenza a criteri di sostenibilità ambientale e sociale. Questo Pitti Filati ci trova ottimisti: abbiamo investito molto e contiamo su un’accoglienza positiva da parte dei mercati”.

Le imprese pratesi del comparto filati vengono da anni segnati da risultati altalenanti, soprattutto per le oscillazioni di tendenze moda più o meno orientate verso la maglieria.

Quello dei costi crescenti è un problema serio, i cui effetti sui listini prezzi non possono non sentirsi

“Non c’è niente di scontato o di acquisito nel nostro buon posizionamento sui mercati – conclude Pinori – ed il contesto internazionale è particolarmente incerto e rende difficile la programmazione sia produttiva che dei listini. Si pensi al cambio euro/dollaro Usa, ad esempio. Un capitolo particolarmente spinoso è quello dei costi. Gli ordini sono sempre più frazionati e questo per noi significa più lavoro e dispersione di risorse, in un momento in cui anche le lavorazioni lamentano incrementi dei costi, per esempio dei coloranti. Le materie prime hanno subito un’impennata dei prezzi che non è esagerato definire storica: la lana vergine ha toccato i 20 dollari australiani al chilo, quando solo un anno fa era intorno ai 13. Alcune fibre sono diventate difficili anche semplicemente da trovare, al di là del costo molto elevato. L’impegno stesso per la sostenibilità comporta impegni economici non indifferenti. Quello dei costi crescenti è un problema serio, i cui effetti sui listini prezzi non possono non sentirsi. Chi lavora nel settore conosce bene il quadro, sa che questi costi ci sono e che non possono rimanere senza conseguenze. Qualità e servizio costano, soprattutto in momenti come questo”.

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