Sulla questione del rincaro delle utenze energetiche per le aziende arriva anche l’allarme dell’industria varesina, che pressa il Governo su tempi e misure.
Durante l’ultimo Consiglio Generale di Univa è infatti emerso un quadro fatto di rallentamento della ripresa, rischio del fermo di alcune linee produttive e comparti più energivori messi in ginocchio.
“I rincari ci stanno mettendo in crisi – dice il presidente di Univa Roberto Grassi (nella foto) – ed il fenomeno sta raggiungendo livelli tali che corriamo il rischio di un ingolfamento del motore della ripresa. Lanciamo è più di un allarme perché il rallentamento si sta facendo sempre più concreto, con conseguenze economiche e sociali anche sul territorio”.
All’orizzonte si prospetta di nuovo il ricorso agli ammortizzatori sociali perché le imprese di interi comparti non hanno le condizioni di recuperare gli aumenti dei costi sui prezzi di vendita e rischiano di fermare le linee produttive. Più la ricaduta su pianificazione, mancata ridiscussione dei contratti per eccessiva onerosità e richieste dei fornitori di ritoccare il prezzo fisso con adeguamenti anche del +150%.
Tra chi rischia di più c’è la nobilitazione tessile.
“In Europa ci sono Paesi che si stanno muovendo con più velocità, più efficacia e con maggiori risorse – conclude Grassi – tipo Francia e Germania. Noi paghiamo il prezzo dell’assenza da anni di una politica energetica nazionale. Siamo favorevoli ad un ripensamento sul nucleare, siamo d’accordo sul rivedere le trivellazioni nel Mare Adriatico per incrementare la produzione nazionale, siamo anche noi per investire in nuove fonti alternative che nel tempo diminuiscano la nostra dipendenza dal gas”.
L’appello di Grassi si concretizza nell’appoggio al pacchetto dal valore di 7,5 miliardi proposto da Confindustria che anche Univa chiede al Governo di adottare.