Non è rimasta inascoltata la lettera di Confindustria Toscana Nord, CNA Toscana Centro e Confartigianato Imprese Prato indirizzata al Ministero dell’ambiente sui temi del tessile relativi all’End of Waste e all’EPR, ossia la responsabilità estesa del produttore. La nota inviata a gennaio ha ricevuto una risposta che apre importanti spiragli, grazie anche all’interessamento dei parlamentari e delle personalità politiche del territorio – in particolare degli onorevoli Chiara La Porta, Erica Mazzetti ed Andrea Barabotti, ai quali vanno i ringraziamenti delle tre associazioni.
In materia di End of Waste, vale a dire delle regole che stabiliscono quando un materiale di scarto, già classificato come rifiuto, cessa di essere tale per rientrare nel ciclo produttivo come materia prima secondaria, il Ministero fa propria la posizione delle associazioni pratesi: in sede di Unione Europea il passaggio da rifiuto a materia prima secondaria sarebbe stato fissato in un punto troppo avanzato del ciclo, praticamente al momento in cui il materiale è già stato riportato allo stato di fibra, questo implicherebbe che le fasi più a monte della filiera del riciclo, tipo le sfilacciature, siano classificate come aziende che trattano rifiuti, con le autorizzazioni e gli effetti burocratici conseguenti. Sul punto la risposta del Ministero dell’ambiente è che anche in sede europea la posizione italiana sarà finalizzata a “salvaguardare i vari processi industriali tessili che ad oggi operano sul territorio nazionale e che sono normale pratica industriale come, ad esempio, la lavorazione ‘sfilacciatura’ che costituisce infatti un tassello dei vari processi produttivi”.
Quanto all’EPR-Extended Producer Responsibility, il concetto generale è che i produttori di beni di consumo sono tenuti a gestirne il fine vita attraverso interventi finanziari ed eventualmente anche organizzativi da realizzare individualmente o collettivamente.
“Quello che evidenziamo nelle nostre richieste riguardo all’EPR è che nella moda il concetto di ‘produttore’ non può essere circoscritto solo ai segmenti finali di confezionamento e commercializzazione – spiega Francesco Marini, delegato per la sostenibilità della sezione Sistema moda di Confindustria Toscana Nord – Nelle fasi produttive che non hanno relazione diretta col consumatore risiede la maggior parte delle competenze e delle tecnologie che possono fare la differenza rispetto alla sostenibilità. Troviamo assurdo che sulle risorse risultanti dal contributo ambientale abbia parola in capitolo chi vende e non chi realizza i materiali costitutivi dei prodotti finali. Il messaggio al Governo ci pare arrivato, ma il percorso sarà probabilmente non facile”. Infatti la risposta del Ministero dell’ambiente è cauta anche se dimostra che le argomentazioni delle associazioni pratesi sono state comprese, assicurando che “in vista di una seconda consultazione con gli stakeholder di riferimento, un’ulteriore discussione sul punto sollevato dal Distretto di Prato potrà portare, eventualmente, ad una modifica della priorità attribuita ai produttori, fermo restando il fatto che la “responsabilità estesa del produttore” relativa ai prodotti immessi sul mercato è posta in capo, ai sensi della normativa unionale e nazionale vigente, ai produttori e agli importatori”.
“Sull’End of Waste il distretto pratese può insegnare molto a livello istituzionale – dichiara il presidente di Federmoda CNA Toscana Centro Francesco Viti – le piccole imprese non possono contare sulle risorse necessarie a sostenere adempimenti e costi per trattare i rifiuti e trasformarli in nuova materia prima. D’altro canto però, proprio le Pmi possiedono le competenze e quella profonda conoscenza dei materiali che sta alla base della decisione se un capo possa essere riutilizzato e riciclato o meno”.
“Ricordiamoci – dice il presidente nazionale di Confartigianato Moda, Moreno Vignolini – che la Commissione europea ha adottato il distretto pratese come modello ideale in tema di riciclo di scarti tessili. Davanti a tale riconoscimento ci aspettiamo che anche il nostro Governo ne riconosca la validità e valorizzi queste peculiarità”.