La chiacchierata avviene a Première Vision ma abbassando lo sguardo e limitando la vista allo stand sembra di essere alla Reggia di Venaria. Brunello ha infatti scelto l’opulenza delle forme artistiche e la maestosità del pavimento a scacchi bianchi e neri per caratterizzare il suo spazio parigino, replicando poi, ancora più in grande, a Milano Unica.
A fare da “sovrana” c’è la General Manager Elisabetta Gabri, nipote del fondatore dell’azienda Giuseppe Ghiringhelli, che nel 1927 iniziò l’attività tessile nella provincia varesina.
“Ci chiamiamo Brunello e la sede è in via Marsala”, scherza Elisabetta Gabri lasciando trasparire un tocco di ironia in un contesto formale come quello delle fiere e la battuta fa da chiosa ad un piacevole approfondimento nel mondo della produzione tessile italiana.
L’azienda è vicina ai cento anni di attività ma l’anima è giovane, attenta ai social, con un’identità digitale viva e briosa ma anche elegante. Insomma, ci sono tutti gli ingredienti per affrontare al meglio un periodo sicuramente impegnativo.
“Ci stiamo adattando alle sfide attuali, dai costi energetici alle tempistiche, siamo noi che ci dobbiamo adeguare ai mercati, non viceversa” dice la manager per introdurre il tema delle problematiche.
Contro chi e cosa dovete lottare?
Il costo dell’energia elettrica è triplicato e quindi siamo costretti ad aumentare i listini, trovando comunque comprensione nei clienti. Alcune materie prime sono introvabili, anche se siamo coperti da accordi di lunga data con Enka per la viscosa, anche questa rincarata, come l’acetato. Siamo costretti a vivere alla giornata, senza la possibilità di programmare, ma andiamo avanti, abbiamo vissuto altre crisi e abbiamo visto clienti di trenta anni fa scomparire eppure siamo ancora qua.
In che modo vi siete adattati, ad esempio al cambiamento delle date delle fiere o alle tempistiche di lavorazione?
Se il mercato dice che bisogna essere a luglio a Parigi noi siamo a luglio a Parigi, anche se qualche perplessità sulla data c’è, che sicuramente influisce sulla preparazione della collezione. Ma bisogna andare oltre alla stagionalità, presentando capsule giuste al momento giusto. Ora ci siamo orientati anche sulla collezione Donna e dopo un 2020 da 3,5 milioni di metri di tessuto siamo passati ai 7 milioni del 2021 ma abbiamo una capacità di 10 milioni. negli ultimi tre anni la top ten delle vendite è cambiata e abbiamo un totale di 1500 clienti in tutto il mondo.
Tutto questo da soli?
Nessuno ci ha aiutati. Non nego che ci siano stati problemi di liquidità, tra pandemia, guerra e utenze, perché il nostro ciclo è lungo e passano almeno sei mesi dal lavoro fatto al ritorno economico ma abbiamo fatto fronte con le nostre risorse, ma indubbiamente il settore tessile non ha beneficiato di sovvenzioni specifiche.
Che prodotto portate in fiera?
Vendiamo solo quello che produciamo noi, tutto made in Italy. In un periodo di ampio green washing noi acquistiamo materie prime solo se certificate. Cerchiamo nuove soluzioni, presentiamo sempre delle novità e speriamo che si arrivi a comunicare al cliente quello che sta indossando, ma la richiesta di saperlo deve partire dal basso.
La scelta di trasformare lo stand in una reggia?
Abbiamo voluto circondare di opulenza ed eleganza il grande schermo sul quale proiettiamo quello che facciamo, dove lo facciamo e come lo facciamo. A Milano Unica oltre alle immagini ci sono anche abiti regali.