Da gennaio Première Vision avrà una nuova direttrice moda: Desolina Suter, che assume l’incarico dopo la “storica” esperienza di Pascaline Wilhelm, per tanti anni simbolo del salone parigino. Dopo quasi un anno da consulente Desolina Suter si prepara all’investitura ufficiale, che avverrà a inizio 2022 e dopo una quindicina di anni da corrispondente moda di PV per il mercato italiano.
Un ruolo che era già di rilievo visto il lavoro fatto (concertazioni di stile con espositori e rappresentanti delle fiere per raccogliere informazioni su uno dei bacini più importanti al mondo da veicolare a Parigi per poi procedere con le concertazioni internazionali) con aziende che sono da sempre di grande peso per il salone.
Una notizia già nell’aria dallo scorso settembre ma che ora diventa ufficiale e segna un cambio di marcia netto rispetto al passato, sia recente che più remoto. “Rivoluzione è infatti un termine che ricorre spesso nella lunga e appassionata chiacchierata con la nuova direttrice moda, reduce dall’esperienza di direttrice dello studio Uragano, di grande aiuto nel lavoro attuale.
Da ambasciatrice del tessile italiano a direttrice. Cosa cambia e cosa cambierà nel suo lavoro?
Tutte le informazioni sul mercato italiano che riportavo a Parigi venivano raccolte e elaborate da un team francese che le gestiva e trasmetteva. Ora recupero questo team di cinque persone, ognuna con un settore di riferimento per il salone, anche nelle versioni internazionali, e per il digitale. Ho voluto trasformare le modalità e le tempistiche dell’informazione, soprattutto per gli espositori.
In che termini?
Abbiamo rivoluzionato il calendario delle presentazioni agli espositori, anticipando quello abituale. L’Autunno/inverno 23/24, ad esempio, è già stato concertato a dicembre, anziché attendere la fine della fiera di febbraio, anticipando di due mesi la gamma dei colori. Questo anche, ma non solo, per il prossimo anticipo a luglio di PV. Ci sarà un video che accompagnerà queste scelte, che saranno seguite da quelle sui mestieri tra febbraio e marzo. La seconda rivoluzione riguarda le modalità di trasmissione delle informazioni. Facciamo un piccolo film sul lancio della stagione, tre minuti che si possono vedere sul sito di PV per raccontare la gamma colori, le parole chiave ed i concetti della stagione.
Due decisioni forti, che rompono in modo deciso col passato.
Una delle problematiche che avevo notato collaborando con Pv era il modo di spiegare quello che la moda di PV vuol trasmettere agli espositori. Ce ne siamo inventati uno nuovo, dicendo loro in modo concreto come applicare i concetti, in modo più comprensibile, con un messaggio più diretto, meno astratto, da usare nello sviluppo nelle collezioni. Facciamo anche una gamma cromatica generale ed una specifica per il cuoio, altra novità instaurata da un paio di stagioni per supportare i conciatori. Questo cambio di modalità è stato apprezzato dagli espositori, anche negli incontri in presenza che siamo tornati a fare in Italia.
La fiera è fatta anche da compratori e visitatori. Ci sono novità anche per loro?
Per loro c’è una gamma colori non diversa dall’altra ma approfondita e spiegata con un linguaggio idoneo per chi fa sourcing e decodifica il mercato. La comunicazione in questo caso è fatta con un film proiettato sui forum in cui valorizziamo i tessuti più spettacolari spediti dalle aziende per la valutazione e li mettiamo in rapporto ai concetti stagionali. I video vengono poi caricati anche sul sito e su Instagram e hanno un numero altissimo di visualizzazioni, fino a 30.000. Così come i post sui singoli prodotti degli espositori che si trovano anche sul marketplace e non solo, valutati da un team di quindici persone.
Tutto questo prima dell’inizio della fiera. Per febbraio invece cosa dobbiamo attenderci?
Riprendiamo i talk in presenza, che saranno due, su colore e sulla moda-mercato, e che saranno anche trasmessi sul sito. E lavoriamo con gli scenografi sugli spazi fisici del salone, sui tre forum e sugli ingressi ai padiglioni. Avremo tre aree per la valorizzazione dei prodotti, Do it sustainably, Give it flair e Keep it incomparable.
Si può parlare di rivoluzione totale o quasi?
Non si tratta di una tabula rasa, c’è un filo conduttore col passato rappresentato dalla qualità, dalle buone pratiche e dall’interesse a promuovere gli espositori. Io lavorato quindici anni con Pascaline e ora proseguo con il suo team ma sulle modalità di come fare questo servizio e sui supporti usati effettivamente stiamo facendo un cambiamento, necessario dopo il cambiamento del mondo in questi due anni di pandemia. Oggi gli espositori hanno bisogno di aiuto, da dare con strumenti concreti, seduttivi, più impattanti. Non è che quello che è stato fatto prima non andava bene, ma ora siamo in una nuova era sotto molti aspetti. Poi ovviamente c’è la personalità di ognuno.
Da direttrice moda ha anche il dovere di essere super partes. Sarà difficile farlo dopo tanti anni da portavoce del tessile italiano?
Ho il dovere di notare quello che c’è di bello in ogni Paese. Ci sono aziende notevoli in Spagna, Francia, Portogallo, Giappone e altrove. Resta il fatto che il bacino italiano ha un’offerta più ampia sul medio-alto di gamma, con cose eccezionali, e una grandezza maggiore. Questo è un dato di fatto, al di là del voler promuovere il made in Italy. La Francia ha Lione, l’Italia ha Biella, Como, Prato, Napoli, il nord, la pelle di Santa Croce… Il Paese come artigianato, come produzione industriale, come creatività e come bellezza è una potenza a livello mondiale. La creatività che trovi in Italia, l’intelligenza di fare con poco, le astuzie delle nonne per infeltrire i tessuti, la rete di supporto quando l’azienda non è verticalizzata, il sapere ancestrale sono atipici nel mondo.