E’ nata a Prato ma si è palesata a Ecomondo di Rimini Daedalus, la nuova tecnologia semiautomatica per la selezione e la cernita di materiali e indumenti post consumo.
A idearla è stata Next Technology Tecnotessile, società nazionale di ricerca con sede a Prato ma operativa su scala europea, specializzata in ricerca e sviluppo tecnologico. Al Textile District a Ecomondo è arrivato il “battesimo” con testimone anche Gilberto Pichetto Fratin, ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica (nella foto un momento della visita allo stand).
L’esigenza da soddisfare è riciclare i capi tessili per ottenere nuovo filato, tenendo conto che non è possibile assicurare i requisiti qualitativi e di composizione molto stringenti dei filati, necessari soprattutto in caso di avvio a riciclo chimico, con una semplice cernita manuale delle fibre.
Per questo è stata creata Daedalus, la macchina costituita da una stazione di rilevamento con telecamere evolute che sfruttano la tecnologia iperspettrale assistita da un sistema di intelligenza artificiale con algoritmi di auto-apprendimento e memorizzazione delle immagini acquisite, da un nastro trasportatore e da cestelli di raccolta dei capi.
Con questo macchinario si possono selezionare capi tessili in base a colore, struttura del tessuto (texture) e composizione delle fibre, a una velocità superiore ai 60 indumenti al minuto e con un’analisi simultanea.
“Le classi di smistamento – spiega il direttore di Next Technology Tecnotessile, Andrea Falchini – sono state scelte in base a criteri arbitrari e possono essere personalizzate in base alle esigenze dell’azienda. È richiesta una fase di addestramento della macchina per acquisire un set di campioni standard. Una volta che l’algoritmo di apprendimento ha un set di dati sufficiente per garantire il livello di affidabilità richiesto, il sistema è pronto per avviare il processo di selezione”.
L’operatore umano serve per verificare la presenza di accessori quali bottoni, cerniere, spille da rimuovere. Una telecamera specifica cattura un’immagine dei campioni e ne determina il colore. Nel frattempo, gli scarti tessili vengono esposti anche al sensore di struttura, che cattura un fotogramma dai campioni e determina la struttura tessile (texture) del tessuto. Infine, il materiale tessile viene illuminato ed esposto al sensore per l’identificazione della composizione del tessuto. L’acquisizione dello spettro avviene con una fotocamera iperspettrale, che scatta istantanee del campo visivo e acquisisce uno spettro per ogni pixel nel fotogramma.
“Questa metodologia – conclude Falchini – presenta due importanti vantaggi: la macchina può essere addestrata, in qualsiasi momento, a riconoscere nuovi colori o classi di composizione. Più il sistema si arricchisce di dati, più preciso e affidabile diventa nella sua risposta. Dopo il riconoscimento il sistema può essere dotato di celle di scarico modulari, servite da un singolo nastro trasportatore che trasporta i tessuti analizzati. La modularità di questa parte consente di aggiungere o rimuovere stazioni di scarico. Lo spostamento dei tessuti dal nastro al cestello specifico può essere ottenuto tramite un getto di aria compressa”.