Cosa c’è dietro una scarpa di qualità? Anzi, cosa c’è sotto? Certamente una suola realizzata con il Cuoio di Toscana, come ha illustrato l’omonimo Consorzio, leader nella creazione di cuoio da suola. Il 2 settembre il Consorzio ha allestito in piazza Santa Maria Novella a Firenze un tavolo da lavoro con un artigiano che ha svelato le fasi di costruzione delle calzature partendo da una materia prima sostenibile, green e naturale, nel rispetto dell’economia circolare. Dalla passerella alle fasi produttive, in un processo a ritroso, grazie al Consorzio di aziende che detiene quote di mercato pari al 98% di quello italiano e oltre l’80% di quello europeo.
Grazie all’allestimento di un vero e proprio tavolo da lavoro, un artigiano ha mostrato le fasi dettagliate di costruzione delle calzature con la materia prima di Cuoio di Toscana e il presidente Antonio Quirici ha raccontato il Consorzio, che vede sette concerie associate dell’eccellenza, parlando anche di sostenibilità, economia circolare e nuovi progetti. Senza tralasciare le difficoltà dell’ultimo periodo. “Rispetto al periodo gennaio-luglio del 2019 – ha commentato Quirici a La Spola – il fatturato dello stesso periodo del 2020 è calato del 40%, ma da maggio è già in atto una ripresa che ci fa sperare di tornare l’anno prossimo ai livelli precedenti il lockdown. La ripresa è partita ovviamente grazie alla riapertura dei negozi, pur con tutti i vincoli derivanti dai limiti agli spostamenti internazionali. Le vendite on line sono un grande paracadute per il prodotto finito, meno per noi che produciamo suole”.
L’evento live è nato per porre l’attenzione sulle specifiche fasi manifatturiere della filiera di Cuoio di Toscana, materiale naturale per vocazione, plastic free, dall’animo green e rispettoso del territorio, scelto dai principali brand del lusso internazionali per le loro creazioni.
Quattro i focus svelati durante la performance, sintesi che ripercorre un mestiere antico che, oggi più di sempre, ha un valore indiscusso. Si è partiti dalla materia prima per mostrarne le tre forme essenziali: pieno fiore, smerigliato e tinto in botte e le caratteristiche peculiari di Cuoio di Toscana derivanti dall’esclusiva concia lenta in vasca al vegetale. Il cuoio così lavorato è sostenibile a partire dal suo DNA perché si basa sul concetto di economia circolare, visto che il pellame lavorato dalle concerie del Consorzio è uno scarto dell’industria alimentare, che in questo modo non solo viene valorizzato, ma non necessita neanche di smaltimento.
Il secondo step del percorso era dedicato ai tannini e alla qualità nella slow production. I tannini, sostanze 100% naturali che si legano alle proteine della pelle, garantiscono una concia esente da metalli, a tutela della salute dei consumatori e della qualità del prodotto e dell’ambiente. Grazie ai tannini il cuoio è traspirante, versatile, sicuro e acquisisce un profumo intenso dalle sfumature molto naturali.
Il focus successivo era invece sulle principali metodologie di rifinizione del cuoio, fase che ha avuto uno sviluppo considerevole per andare incontro alle esigenze delle aziende fashion e che ha raggiunto risultati esclusivi proprio partendo da una materia prima di eccellenza come Cuoio di Toscana.
Il percorso si concludeva con l’illustrazione delle principali costruzioni di calzature uomo e donna e con la dimostrazione visiva dei vari passaggi.
“Questo tipo di eventi sono molto importanti per noi – conclude Quirici – danno visibilità al nostro mondo artigianale e fanno conoscere al cliente la qualità del nostro prodotto. Ricordo che ogni suola ha un chip che garantisce la piena tracciabilità del cuoio”.
Le aziende che fanno parte del brand sono tutte in provincia di Pisa tra Santa Croce sull’Arno (Bonistalli e Stefanelli Spa) e San Miniato, località Ponte a Egola (Gruppo Conciario CMC International Spa, Conceria Gi-Elle- Emme Spa, Cuoificio Otello, Lamonti Cuoio Spa, Conceria 3S Srl e Volpi Concerie Srl).