Non sono eccezionali, e non poteva essere altrimenti, i numeri dell’industria di Lucca, Pistoia e Prato a fine 2023, con un calo diffuso e più marcato a Prato.
Dalle rilevazioni del Centro studi di Confindustria Toscana Nord emerge che il quarto trimestre si è chiuso a -3,4% rispetto allo stesso periodo del 2022: la decelerazione è progressiva, con il primo trimestre a +0,3% ed i due seguenti a -2,3% e -2,9%.
Nel complesso delle tre province il risultato per il 2023 rispetto al 2022 è -2,1%, ma Pistoia e Lucca limitano le percentuali a -0,8% e -1,2%, con Prato che invece segna un pesante -4,8%.
Per il presidente di Confindustria Toscana Nord Daniele Matteini si tratta di un “passo indietro, per quanto piccolo, niente di sorprendente o inatteso”.
“Le previsioni delle imprese – prosegue Matteini – sono generalmente positive, sebbene in misura modesta e concentrate soprattutto sulla seconda parte dell’anno, con cautela, date le numerose incognite che abbiamo davanti, soprattutto dal punto di vista internazionale. Sui costi energetici, ora non più fuori controllo ma comunque rimasti elevati, si è allargato il gap fra Italia da un lato e concorrenti europei come Germania, Francia e Spagna dall’altro, per tacere di paesi extraeuropei. Alcune nazioni europee hanno fatto di più dell’Italia per contenere la bolletta energetica”.
A Pistoia il tessile è calato dell’8,9%, l’abbigliamento del 9,6%, cuoio e calzature sono andate in doppia cifra (-11,7%). A Prato è col segno meno anche il meccanotessile (-4,1%) ma veniva da un 2022 a +6,6%. L’abbigliamento-maglieria ha avuto un 2023 da ottovolante: +15,9% nel primo trimestre, +8,7% nel secondo, -3% il terzo e -2,9% il quarto, per un +4,7% nel confronto col 2022.
Nello specifico entra Maurizio Sarti, presidente della sezione Sistema moda: “I tre settori dell’area Lucca-Pistoia-Prato in cui si articola il Sistema moda hanno avuto nel 2023 prestazioni diverse nei volumi di produzione. L’abbigliamento-maglieria, pur in calando nel corso dell’anno, è rimasto in territorio positivo: +1,3% rispetto al 2022, che a sua volta era a quota +2%. Il tessile invece chiude l’anno a quota -7,8% su un 2022 che aveva segnato +8,7%; non molto diverso il calzaturiero, che chiude a -8,9% sul 2022 che aveva raggiunto +5,3%. Gli andamenti, sebbene il tessile pratese abbia subito anche i danni dell’alluvione, sono in linea con i dati nazionali: il caso-moda non è solo locale ed è dovuto a vari fattori che vanno dalla scarsa fiducia di mercati che soffrono le instabilità internazionali a una competitività compromessa da costi energetici ancora alti, trasporti onerosi che incidono sia sulle materie prime in entrata sia sui prodotti in uscita e dalle tante penalizzazioni di un sistema Paese complicato. Le aspettative non sono negative, nel complesso: riteniamo che la seconda parte del 2024 possa portare novità positive”.
Nel video il commento ai dati di Prato di Fabia Romagnoli, vice presidente di CTN.