L’export manifatturiero delle aziende di Lucca, Pistoia e Prato ha svoltato la boa del 2020 con una decrescita del -12,9%, con differenza notevoli da territorio a territorio e con un trimestre finale di assestamento, anche se alcuni risultati positivi o solo moderatamente negativi del terzo trimestre hanno subito un livellamento verso il basso.
Il risultato, elaborato dal Centro studi di Confindustria Toscana Nord sulla base dei dati Istat, vede l’export per il complesso delle tre province a -4,7% per il quarto trimestre.
Il dato di Lucca è l’unico positivo fra le tre province ma anche lì la moda segue il trend nazionale e chiude il 2020 a -25,3%, sebbene il quarto trimestre evidenzi un più contenuto -10,2%. L’export manifatturiero lucchese ha segnato nel 2020 un -4,5% non pessimo.
Pistoia ha visto un quarto trimestre a -7,9%, che però non allevia il pesante -26,9% annuale. Il settore moda, compreso il calzaturiero, segna nel 4° trimestre -22,2% e che chiude l’anno a- 27%.
Infine Prato, che chiude l’anno a -18,3% rispetto al 2019. La moda segna per il quarto trimestre -18,9%, con una chiusura dell’anno a -23,4%: risultati pressoché identici sia per il tessile che per l’abbigliamento. Numeri molto negativi anche per il meccanotessile: -31,9% nel trimestre e – 30% annuale.
Il saldo commerciale delle tre province rimane positivo nel 2020 per oltre 3,4 miliardi, pur perdendo rispetto al 2019 520 milioni. Per quanto riguarda le materie prime le fibre tessili, nonostante la perdurante crisi del settore, stanno dando segnali di crescita. Una situazione simile alla crisi del 2008 e fisiologica dopo un rallentamento forte della produzione: ma si colgono segnali di manovre speculative che preoccupano le imprese.