Coronavirus, la filiera italiana della moda resiste

Arriva da Cna Federmoda, Confartigianato e Confindustria Toscana Nord  un messaggio di allarme e al tempo stesso di fiducia per gli effetti del coronavirus: “la filiera moda italiana rimane attiva e produttiva ma teme gli effetti a medio termine” dicono le associazioni di categoria.

I potenziali effetti a medio termine della brusca frenata dell’economia mondiale, anche al di fuori delle aree a maggior rischio, sono la fonte di allarme: “La moda italiana – sostiene Marco Landi presidente di Cna Federmoda – è fortemente integrata nel contesto internazionale, con strette interazioni tra le filiere produttive e di servizio ed è quindi esposta a pagare costi pesantissimi in termini di fatturato e occupazione  Un settore con export e stagionalità delle collezioni rischia di veder compromesse sia le vendite della primavera che l’acquisizione degli ordinativi invernali. E’ doveroso intervenire subito, tutelando le aziende produttive e l’indotto della subfornitura e garantendo il mantenimento dei livelli occupazionali e la liquidità indispensabile per attraversare questo momento con interventi straordinari sul credito, sulla cassa integrazione e sulle dilazioni fiscali.”

Il lavoro intanto continua e le imprese ritengono essenziale non creare allarmismi esagerati che stanno danneggiando l’immagine del Paese all’estero e di conseguenza il posizionamento del Made in Italy sui mercati internazionali.

“Le cancellazioni di fiere e missioni all’estero e dall’estero – commenta il presidente della sezione Sistema moda di Confindustria Toscana Nord Andrea Cavicchi – sono un grave danno per il nostro settore, così come le difficoltà che riscontriamo nei contatti con clienti ed agenti, talvolta intimoriti da possibili contagi. A questo si aggiungono possibili difficoltà negli approvvigionamenti di materie prime e prodotti necessari alle lavorazioni. Contiamo sul supporto del mondo dell’informazione e delle istituzioni perché da un lato venga fornita una visione corretta e non ansiogena della situazione, dall’altro si prefigurino misure a sostegno di un settore come il tessile-abbigliamento italiano, che vale 55 miliardi di euro per quasi il 60% costituiti da export”.

“Registriamo un fortissimo rallentamento dell’export dovuto alla poca affluenza di buyers internazionali alle fiere di settore e alla fashion week milanese – afferma Fabio Pietrella presidente di Confartigianato Moda – ed anche un allarmismo diffuso, alimentato dalla poca prontezza nella gestione politica di una strategia economica di emergenza . Chiediamo al Governo un immediato tavolo di confronto, per rispondere con un messaggio di positività, costruzione e pronta reazione verso i mercati internazionali al fine di salvaguardare quote di mercato a rischio e reputazione del Made in Italy”.

Cna Federmoda, Confartigianato e Confindustria Toscana Nord si associano alle rispettive confederazioni nazionali nel chiedere politiche espansive che rilancino l’economia nazionale e indicano come priorità: lasciare liquidità alle imprese con sospensione dei pagamenti contributivi, imposte e tasse (in parte nel decreto MEF da estendere a tutti i comuni e regioni interessate), moratoria rate mutui e accelerazione pagamenti della pubblica amministrazione, potenziamento del Fondo di Garanzia per le PMI; mantenere aperta la circolazione delle merci e degli automezzi per garantire rifornimenti e approvvigionamenti alle imprese, contrastando anche blocchi alle frontiere e nell’import-export; tutele per i lavoratori dipendenti attraverso l’estensione della cassa integrazione; ristoro dei danni diretti per le imprese la cui attività dovesse essere sospesa per effetto dei dispositivi di legge; rinvio adempimenti, alleggerimento degli oneri a carico delle imprese e slittamento dell’entrata in vigore di ISA e norme sulle crisi di impresa.

Intanto Confindustria Toscana Nord ha attivato un “Help desk“, promuove il questionario di Confindustria e invita le aziende a seguire le indicazioni comportamentali date dalle autorità e il buon senso: misure igieniche, annullare trasferte e distacchi nelle “zone rosse”, evitare gli spostamenti non indispensabili e favorire lo smart working.

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