Nuovi arrivi in casa Corertex, che chiude il cerchio di competenze nel settore tessile con l’adesione al consorzio di Dife, azienda del settore dei servizi ambientali che tratta ogni anno circa 115.000 tonnellate di rifiuti.
Dife entra nel gruppo formato da una trentina di aziende fra Toscana, Emilia Romagna e nord Italia, per un totale di circa 320 addetti: “Entrare nel Consorzio Corertex – spiega Alessio Tissi, direttore commerciale Dife – è noi un passo strategico che risponde a una serie di necessità e obiettivi chiave che abbiamo identificato nel percorso aziendale e potremo contribuire in modo significativo alla missione e agli obiettivi del consorzio, una piattaforma solida e all’avanguardia, con valori e una missione allineati ai nostri. La nostra lunga storia nel comparto tessile e la gestione dei relativi rifiuti ci ha portato a riconoscere l’importanza di allargare le nostre reti e collaborare con partner strategici per garantire la chiusura della filiera produttiva del riciclo dei materiali”.
Dife ha come focus la reimmissione degli scarti nel ciclo produttivo, come nuove materie prime seconde, e garantendo una destinazione finale (recupero energetico o smaltimento) alle frazioni residuali non recuperabili.
“Con l’ingresso di Dife – spiega il presidente di Corertex, Raffaello De Salvo – chiudiamo un cerchio di competenze che pochi possono vantare. L’intera filiera di economia circolare è ad oggi rappresentata nel nostro gruppo e siamo in grado di gestire qualsiasi richiesta nel campo della gestione dei rifiuti tessili, dalla logistica al riuso e riciclo. Sfruttare le miniere urbane ridando nuova vita ai rifiuti tessili è da sempre il nostro obbiettivo, la nostra storia e la nostra cultura e quasi due secoli di esperienza e conoscenza ci hanno resi molto efficienti ed efficaci nel farlo. Il settore del fine vita tessile è in fase evolutiva e, in attesa delle nuove normative su Epr ed End of Waste, noi del Corertex siamo a disposizione dei legislatori nazionali e europei. Le attuali bozze delle due normative in nostro possesso, d’altronde, non sono soddisfacenti e, se non riviste e corrette con cognizione di causa, rischiano di compromettere molto del grande lavoro di recupero fatto finora”.