L’Osservatorio congiunturale sui dati di settembre delle aziende di Como, Lecco e Sondrio ha rilevato un rallentamento per tutti gli indicatori.
Le imprese comasche hanno avuto un calo per ordini, attività produttiva e fatturato rispetto ai livelli di luglio, quando il via libera dopo il lockdown aveva ridato una spinta ai numeri. In decrescita sia il mercato nazionale che l’export. In peggioramento anche le aspettative formulate per le prossime settimane, ritenute in diminuzione per oltre una realtà su tre.
La domanda in Italia è in contrazione per il 54,5%, aumenta per una realtà su quattro (25%) mentre risulta stabile per il restante 20,5% del campione. Per quanto riguarda gli ordini esteri si riscontra una decelerazione per il 42,7% delle imprese, un aumento per il 28% e livelli in tenuta per il 29,3%.
La produzione cala per il 40,7%, aumenta per il 24,4% ed è stabile per il 34,9%. A livello dimensionale le realtà con oltre 50 occupati (67%) indicano un maggior impiego rispetto a quelle più piccole, per la quali si rileva un dato pari al 61%, ma il tessile è il settore col dato inferiore (47,8%).
Le previsioni espresse per i mesi finali dell’anno non sono positive anche se il 49,4% delle aziende si attende una generale stabilità.
“Il rimbalzo positivo di quest’estate – dice Aram Manoukian, presidente di Confindustria Como – aveva illuso rispetto ad una ripartenza che, purtroppo, i nuovi indicatori del mese di settembre e le previsioni future non confermano. La morsa del virus non si è allentata. È difficile, almeno nel breve periodo, intravedere segnali di ripresa, per cui, ancora una volta, facciamo appello alla coesione di tutti, è sempre più importante riuscire a lavorare in filiera, trasformando la concorrenza tra imprese vicine in un reciproco e solidale supporto”.