Dal 4 luglio 2016 Carlo Piacenza è presidente dell’Unione Industriale Biellese, ha pertanto un ruolo di osservatore privilegiato su un distretto che produce tessuti la cui eccellenza è riconosciuta in tutto il mondo. Alla vigilia di Pitti Filati La Spola gli rivolge alcune domande.
Innanzitutto ci dica qual è lo stato di salute del distretto biellese.
In seguito alla crisi, anche il distretto industriale biellese ha perso molte imprese, comunque, ‘ha tenuto’, alzando il livello qualitativo, continuando a investire e puntando sui mercati internazionali. Un dato su tutti certifica la voglia e la capacità di fare impresa che sono nel nostro Dna: nel 2015 il valore dell’export è stato di 1,7 miliardi, con un incremento del 6,6% sull’anno precedente, superiore alla media nazionale.
E’ ancora all’inizio del suo mandato: quali sono le novità che lo stanno caratterizzando e quali priorità si è posto? Quali invece le maggiori linee di continuità con la presidenza Bolli?
Fin dal mio insediamento, ho detto che avrei operato, assieme alla mia squadra, nel segno della continuità seguendo la linea che il mio predecessore, Marilena Bolli, ha saputo tracciare in questi anni complessi. ‘Biella è in Transizione’: questo è il dato che negli ultimi anni ha influito sulle strategie e sulla rinnovata assunzione di responsabilità che l’Uib ha deciso di mettere in atto per il territorio. È un processo che continueremo a sviluppare, cercando di raggiungere quei traguardi che rappresentano opportunità concrete per il territorio: dal sostegno alle imprese che vogliono investire in innovazione e internazionalizzazione alle idee di rilancio del centro storico della città, dal miglioramento dei collegamenti infrastrutturali alla creazione di strumenti digitali, dalla valorizzazione del patrimonio turistico alla promozione dei valori culturali ad esso strettamente legati. Sui vari capitoli di Biella in Transizione è stato possibile raccogliere complessivamente, ad oggi, 300 milioni di investimenti da parte di soggetti privati. Un altro elemento che caratterizzerà il mio mandato e che si inserisce nella linea tracciata dal past president è la tutela e la valorizzazione del Made in Italy. C’è, poi, tutta una serie di obiettivi che l’Unione si propone di perseguire: far crescere qualitativamente e quantitativamente le nostre imprese, puntare sulla formazione, valorizzare il “made in sostenibile” e promuovere la filiera. E’ inoltre mia convinzione che la strada giusta sia rendere ancora più stretto il dialogo fra mondo della scuola e mondo del lavoro, cercando di sincronizzare le esigenze delle imprese con la definizione dei percorsi formativi messi a punto dalla scuola. Credo anche che sia fondamentale puntare sulle filiere produttive per trainare il sistema produttivo su più alti livelli di competitività. La filiera è un tassello prezioso e sono convinto che sia indispensabile l’integrazione anche all’interno di essa, fra i settori a monte e quelli a valle, per rafforzare ancora di più l’identità del nostro manifatturiero.
Parliamo dell’imprenditoria biellese e del suo approccio al mercato: quali sono i maggiori cambiamenti, in meglio e in peggio, che ha potuto vedere?
Il tessuto industriale biellese è composto soprattutto da aziende di piccole e piccolissime dimensioni. Oggi, più che in passato, di fronte alle spinte della globalizzazione e per poter meglio contrastare la concorrenza e il momento congiunturale non certo favorevole, occorre “fare sistema”. E’ questa la direzione che l’imprenditoria locale (e italiana) deve continuare a seguire, nella consapevolezza che solo valorizzando ciò che è bello, ben fatto e sostenibile sarà possibile continuare presidiare il gotha dei mercati internazionali. D’altronde restano tanti i nodi da sciogliere, che condizionano l’attività imprenditoriale, sia sul piano nazionale, dove l’eccessiva burocrazia e il livello di pressione fiscale hanno finito per creare un gap competitivo con gli altri Paesi, sia in ambito internazionale, dove si tratterà soprattutto di capire come si muoverà il nuovo presidente americano, la cui politica commerciale sembrerebbe improntata al protezionismo. Da segnalare, in positivo, che la manovra di bilancio per il 2017 varata dal Governo prevede tutta una serie di esenzioni, incentivi e agevolazioni per chi fa impresa. Un altro segnale positivo è arrivato dalla linea strategica adottata dal ministro Calenda e dal suo piano nazionale “Industria 4.0”.
Come vede l’imprenditoria giovanile a Biella e nel tessile in particolare? E’ ancora un settore che ha un suo appeal?
Ci sono tanti giovani imprenditori che hanno voglia di darsi da fare. Lo vediamo tutti i giorni nell’ambito del Gruppo Giovani Uib, che proprio lo scorso anno ha tagliato il traguardo dei cinquant’anni: le nuove leve hanno creatività, spirito d’iniziativa e intraprendenza. Nonostante i tempi difficili, non vogliono aiuti economici o agevolazioni particolari, chiedono semplicemente di essere messe nella condizione di poter lavorare lavorare, senza essere “strangolate” da un’eccessiva imposizione fiscale e senza quella mole di pratiche burocratiche che comporta un dispendio di tempo e di denaro. Nel Biellese si assiste a una rinascita dell’imprenditoria giovanile. Lo attesta il numero delle start-up avviate e presenti anche nel settore tessile: sono 42 in totale.
Infine: tra le istituzioni c’è una grande tendenza agli accorpamenti: anche l’Unione Industriale Biellese potrebbe andare in questa direzione?
Ribadisco che credo profondamente nella forza di “fare sistema”. Anche nel caso delle territoriali di Confindustria “mettersi insieme” aumenta il peso della rappresentanza ed incrementa l’efficacia delle strutture. Il tema, però, sono le modalità: auspico un modello di “regionalizzazione” sul quale anche il nostro Piemonte si sta muovendo magari per step, partendo da quelle territoriali più disponibili di altre a sperimentare un cambiamento che è inevitabile.