A Techtextil North America e Texprocess Americas c’è anche tanta Italia e nei vari stand il tricolore è ben visibile non tanto per obblighi istituzionali o sciovinismo ma proprio per far capire ai visitatori della fiera che la qualità del made in Italy è proprio lì, davanti ai loro occhi.
Tra le aziende che animano il padiglione italiano sotto le insegne di Acimit e Ice Agenzia c’è anche la Fadis della presidente di Acimit Raffaella Carabelli, che quindi è volata ad Atlanta sia come imprenditrice che come leader dei costruttori di macchinari per l’industria tessile italiani.
“Partiamo dall’assunto – dice – che Techtextil è tessuto tecnico e quindi una nicchia di eccellenza e alto livello e ed l’unica fiera dove produttori di tessuto e produttori di macchinari si possono mischiare senza creare alcun tipo di disturbo reciproco”.
Perché venire fin qui? Il mercato americano lo richiede?
Sul territorio non c’è un’altra fiera di tessuti tecnici e quindi bisogna esserci. Come Fadis si tratta di una piccola parte del nostro fatturato ma questo mercato, sia pure con numeri altalenanti, dà segnali di risveglio e quindi esserci è l’unico modo per verificare in prima persona la veridicità di questi segnali.
A circa sei mesi dalla fine di ITMA qual è il bilancio?
Molto positivo. Possiamo dire che a livello generale si sono concretizzati in ordini il 90% dei contatti avuti a Milano. C’è stata una risposta ottima ed anche i dati degli ultimi trimestri sono positivi. Nell’ultimo del 2015 ha avuto un’impennata clamorosa anche il mercato interno, con una crescita del 50-60%, mentre il primo 2016 dovrebbe essere intorno al 40%.
E l’immediato futuro?
Potrebbe esserci una situazione a macchia di leopardo perché non tutti hanno le stesse percentuali ma mi sono confrontata anche con i colleghi europei e posso dire che il meccanotessile italiano è quello che sta meglio di tutti.