<p><img src="/public//(riela.jpg" width="140" height="105" vspace="3" hspace="10" border="3" align="left" alt="" />Un’edizione che fa ben sperare. Quella appena conclusa di Milano Unica, la XV edizione, ha portato il sorriso sulla faccia di molti espositori: l’aria che si è respirata nei 3 giorni di fiera è stata positiva e ora resta la vera prova del fuoco, capire se tra pochi mesi arriveranno gli ordini, cioè se l’interesse manifestato tra gli stand si concretizzerà in acquisti.<br /> Qualcuno ha lamentato un calo degli stranieri, specialmente dei tedeschi. E’ il caso di Raffaele Riela del Lanificio Lamberto di Prato. “Forse abbiamo avuto un po’ meno stranieri – ha commentato – del resto le fiere continuano ad essere numerose e molti scelgono quella più vicina a casa. Per quanto ci riguarda, quindi, dà frutti andare alle fiere nei paesi di appartenenza dei clienti che vogliamo conquistare, infatti facciamo Parigi, Monaco, Tokyo”. Il Lanificio Lamberto utilizza i propri tessuti anche per realizzare un prodotto finito che commercializza come L3: sciarpe, cappelli in paglia, un giubbotto. “Certamente il prodotto finito va meglio del tessuto per quanto ci riguarda – conclude Riela – la crescita che abbiamo visto per la L3 è ben maggiore di quella del Lanificio, il cui mercato va ancora a singhiozzo”.<br /> Non hanno percepito alcun calo nelle presenze, neanche in quelle tedesche allo stand del Gruppo Albini, presente in fiera coi marchi Cotonificio Albini, Thomas Mason, David & John Anderson e Albiate 1830, anzi l’agente per l’area Germania, Austria e Svizzera è stato particolarmente impegnato. Del resto il Gruppo Albini è il maggior produttore europeo di tessuti per camiceria e proprio l’export fa da traino al suo fatturato, incidendovi per 73% verso quasi 90 paesi nel mondo. “Va poi considerato che il restante 27% probabilmente va comunque all’estero dopo essere stato lavorato in Europa – ha commentato Chaira Ferraris, direttore marketing del Gruppo – la fiera è andata molto bene per quanto ci riguarda: molti gli stranieri in particolare dalla Cina e dal Giappone, ma anche dal Nord Europa”. Particolare attenzione è stata poi dedicata dai clienti alla nuova collezione donna che ha visto la luce in occasione dell’edizione di Milano Unica dello scorso febbraio. “La grande ricerca che caratterizza questa linea ha certamente dato i suoi frutti – continua Ferraris – comunque in generale, e anche per la linea uomo, il cliente cerca qualità. Cerca innovazione, sicuramente non si va da Albini per acquistare il basico. Tuttavia, bisogna distinguere tra basico e classico: abbiamo portato avanti un progetto con Zegna per una camicia bianca, certamente un capo molto tradizionale, in un pregiato cotone che mantiene le sue proprietà inalterate dopo centinaia di lavaggi”.<br /> Non solo le lavorazioni ma soprattutto le materie prime sono la ‘mania’ di Albini che utilizza solo il cotone egiziano più pregiato, derivante soprattutto dalla propria coltivazione sempre in Egitto. "E se c’è la qualità, della materia prima e della lavorazione – conclude Ferraris – il cliente accetta anche i nostri prezzi”. </p> <p>14/9/2012</p>