Brexit, il vademecum per l'import-export

Nell’ultimo numero di Showcase abbiamo affrontano il tema della Brexit, vista con gli occhi di chi lavora al controllo delle spedizioni. Riproponiamo l’articolo anche sulle pagine online de La Spola.

Il primo giorno del 2021 non è solo servito per lasciarsi, solo apparentemente, alle spalle un 2020 difficile, ma ha anche tracciato un nuovo solco tra il Regno Unito ed il resto dell’Europa. La Brexit ha di fatto staccato la terra d’Albione dal continente più di quanto già non lo fosse dal punto di vista geografico: l’Inghilterra diventa un Paese extracomunitario e quindi gli scenari commerciali cambiano in modo drastico, anche per il variegato mondo del tessile.

Ma come sempre ogni novità, per quanto annunciata e attesa, ha aperto tutta una serie di interrogativi, domande e dubbi che richiederanno mesi di approfondimenti e di cambiamento di abitudini. Tempistiche, costi, regole ed eccezioni: quello che c’è da sapere per continuare o iniziare a fare affari con il Regno Unito è contenuto nella Circolare n.49 del 2020 dell’Agenzia Dogane e Monopoli, ovvero nelle “Procedure di esportazione di merci da Uffici doganali nazionali – Facilitazioni e indicazioni operative in vista della Brexit”. Un vademecum pubblicato il 30 dicembre 2020 che spedizionieri, aziende e addetti ai lavori possono consultare proprio sul sito della stessa Agenzia.

A spiegarne i contenuti a La Spola sono tre funzionari dell’Ufficio delle Dogane di Prato e Pistoia, la dirigente dell’ufficio Rosita D’Amore, il responsabile della sezione supporto Maurizio Vairelli e il responsabile del reparto antifrode Michele Lavana, che già in passato hanno incontrato enti e associazioni per fare il punto su quello che stava succedendo tra Londra e Bruxelles.

“Le nuove disposizioni sono in vigore dall’1 gennaio – confermano – ed ovviamente alcuni cambiamenti sono già in atto, anche se fino al 28 febbraio c’è un periodo transitorio per l’ottenimento di alcune agevolazioni all’esportazione, tra cui il REX per far parte del sistema degli esportatori registrati. Per ottenere l’agevolazione daziaria infatti occorre certificare che le merci sono di origine preferenziale dell’Unione Europea (esempio: per un cappotto bastano due procedimenti svolti in Europa, per il filato uno soltanto) e per questo è necessaria l’autorizzazione REX, che richiede ad oggi un aggiornamento della banca dati messa a disposizione dall’Unione Europea a tutti gli stati membri che non è ancora stato effettuato. Fino al 28 febbraio conta quindi l’autodichiarazione dell’operatore, dotato di codice EORI, che spedisce”.

L’iter di spedizione di prodotti dall’Italia al Regno Unito cambia già dal primo passo: se prima era come inviare un pacco da Prato a Milano adesso si deve passare dalla Dogana, anche se non necessariamente dal suo magazzino, visto che con il “luogo approvato” l’import o l’export possono essere effettuati anche nell’azienda stessa. Al momento l’autorizzazione a “luogo approvato” viene rilasciata con verifica su sola base documentale. Ma vengono comunque emesse due bollette doganali per l’export in uscita dall’Italia e per l’import una volta che la merce arriva in Inghilterra. E hanno un costo. In più il camion si ferma a due dogane e c’è un aumento dei tempi necessari per la consegna.

Due le opzioni doganali possibili: il documento di Transito, che accompagna la merce fino alla destinazione finale (un ufficio doganale interno), dove la garanzia della bolletta viene svincolata o il Documento Accompagnamento Esportazione, che invece arriva al primo confine comunitario, che può essere un aeroporto o Calais. Nel primo caso il doganiere inglese certifica l’arrivo della merce e chiude il cerchio della spedizione, nel secondo alla dogana di invio arriva il check telematico del visto di uscita e la merce prosegue con un altro documento. Ma nel Regno Unito molto spesso per il Transito non mandano il messaggio di arrivo della merce e quindi gli spedizionieri si ritrovano milioni di euro di garanzia non svincolati. Così molti utilizzano il DAE, con tutti i problemi che si spostano all’ultima frontiera, come testimoniano le file chilometriche di camion in fila a Calais per l’imbarco sui traghetti o per l’ingresso nel tunnel della Manica.

Considerazione marginale per il settore tessile: l’Irlanda del Nord viene considerata come un enclave dell’Unione Europea e non fa parte degli accordi per la Brexit e tutto resta come prima, almeno per i prossimi cinque anni.

Quindi per le aziende ma anche per l’Agenzia delle Dogane l’Inghilterra diventa uno stato extra UE come tutti gli altri? “Diciamo che è come la Svizzera – precisano i funzionari – perché esiste un accordo bilaterale tra le parti, cosa che non esiste ad esempio con la Cina. Proprio nell’ambito di questi accordi ci sono gli abbattimenti daziari per i prodotti ritenuti di origine europea”.

Nella foto, da sinistra: D’amore, Lavana e Vairelli.

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