Botto Giuseppe segue la linea della sostenibilità

L’ultima edizione di Pitti Filati ha confermato, più che mai, la scelta di Botto Giuseppe di seguire la linea della sostenibilità. Ma stavolta non ci si è fermati all’intenzione, visto che questa linea rossa è stata disegnata all’interno dello stand per guidare i clienti lungo un percorso fatto di icone (un gomitolo, un pennello, una goccia d’acqua e un sole) appese al muro con i temi della tutela dell’ambiente e degli animali.

In mezzo i filati che da più di 140 anni rappresentano la produzione di Botto Giuseppe, che alle tipologie come Slowool (lana superfine), Fairwool (lana superfine/cashmere) e Fair (cashmere) ha aggiunto una nuova lana mulesing free di provenienza Nuova Zelanda chiamata Aroha (nella foto). Questi filati sono lavorati nello stabilimento di Tarcento, in Friuli, che utilizza solo energie sostenibili: l’idroelettrica prodotta dalla diga e la solare, tramite le vaste superfici di pannelli fotovoltaici installati sul tetto dell’azienda.

“Da molti anni – spiega Silvio Botto Poala, AD di Botto Giuseppe – si parla della salvaguardia del pianeta e della tutela delle persone, e a noi oggi più che mai appare doveroso applicare questi concetti anche alla moda, per trasformarla in un settore che si sviluppi intorno a solidi principi di moda ecosostenibile e di moda etica. Su questo punto l’Italia, con le sue rigorose leggi sull’ambiente e sul lavoro, ha già un notevole vantaggio rispetto ad altre aree di produzione in via di sviluppo e a più basso costo di produzione, dove le condizioni di lavoro a cui vengono sottoposti i dipendenti sono pessime e la salvaguardia dell’ambiente e’ semplicemente ignorata. La moda sostenibile che noi perseguiamo vuole arrivare ad instaurare un rapporto armonioso sia con l’ambiente che con le persone in un sistema di piena ed assoluta trasparenza”.

Per dare un’idea dei numeri della sostenibilità nello stabilimento di Valle Mosso basta pensare al risparmio di circa 2.000.000 di kWh/anno pari a circa 885 t/anno di CO2 grazie all’innovazione tecnologica nell’impianto elettrico o i circa 300.000 mc di metano/anno pari a circa 600 t/anno di CO2. In più è stato raggiunto il 21% circa di riduzione delle emissioni in linea con le attuali direttive Europee.
Con l’acquisto a breve di nuove macchine ed impianti si arriverà a consumi specifici inferiori del 30% .

Lo stabilimento di Tarcento invece è totalmente autosufficiente.

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