A Pitti Filati come imprenditore ma anche come presidente del Consorzio Promozione Filati, una squadra nazionale che però in occasione di uno degli incontri più importanti dell’anno ha perso un top player, Filpucci, che ha deciso di rinunciare alla kermesse fiorentina.
“Per noi Pitti Filati resta una fiera determinante” dice Alberto Enoch dallo stand di Servizi e Seta, dove in effetti i tre giorni di salone sono arrivati molti clienti e visitatori. “Lo è e lo rimarrà”, specifica pensando alle edizioni future.
Quindi non c’è un pericolo emulazione, di una fuga di massa?
No, si tratta di una scelta individuale e legittima, basata su investimenti fatti in altra direzione. C’è solo un’altra azienda (Di.Vè, ndr) che ha scelto di esporre fuori salone. Scelte comprensibili dal punto di vista economico.
Quindi Pitti Filati e CPF sono saldi?
La mancanza di alcune aziende può essere un peccato dal punto di vista del sistema, una perdita di valore per l’insegna che portiamo ma di certo non rischiamo un fuggi fuggi generale. Però questa è l’occasione per fare una puntualizzazione a cui tengo.
Cioè?
Molti brand, ed anche qualche espositore, pensa che l’edizione di gennaio, con la presentazione dell’estivo, sia meno importante, ma non è così. A parte per noi, che abbiamo la seta come principale protagonista della collezione e che quindi guardiamo anche alle stagioni più calde, questo salone è valido anche per chi ha lana o fibre più pesanti.