Ricca ma con i confini ben delineati e con i costi della vita alti, dinamica e creativa ma chiusa in se stessa. La considerazione fatta ieri da Dario Fabris (“Inghilterra come una nuova Svizzera) apre il dibattito sul mercato britannico nei giorni di Texpremium, la fiera di Londra che oggi vive il suo secondo e ultimo giorno di apertura.
Il Regno Unito, Brexit o meno, condivide col resto del mondo le difficoltà legate ad una situazione geopolitica altamente instabile e non può esimersi dal fare i conti con la crisi dei consumi, che tocca un po’ tutti ma con criticità a macchia di leopardo, visto che c’è anche chi non ha avuto ripercussioni gravi.
Insomma, un quadro ancora in via di definizione nel quale Texpremium è protagonista, chiamando in causa le eccellenze, tanto della domanda quanto dell’offerta. Tra questa c’è quella di Iluna, presente ancora una volta al Business Design Centre di Islington: “Propositivi e combattivi – dice Federica Annovazzi – come richiede il momento difficile, nel quale noi scegliamo di investire per cederci fino in fondo. Essere qui fa parte delle strategie, che non ci porteranno a Première Visio, mentre confermiamo Interfiliere. Sono investimenti che riguardano anche le collezioni, per dare più spunti ai clienti, che qui sono una decina e con i quali continuiamo a lavorare bene e che continuano a comprare i nostri prodotti come nel pre Brexit. A Texpremium si cercano la qualità e la sostenibilità, chi vuole la quantità vira verso l’Asia, a dimostrazione che non tutti sono ancora nell’ottica delle normative europee che stanno per entrare in vigore”.
Proprio le norme e le certificazioni spostano il focus sulla collezione (che presenteremo nella rubrica Visti in fiera, ndr): “Chi vuole il green viene da noi” conclude Annovazzi con l’orgoglio di chi supera a pieni voti gli audit.
Presenza a Texpremium abituale ma con nuove dinamiche per Leathertex, che ha cambiato l’agente per il mercato britannico: “E’ innegabile – dice Riccardo Gorone – che c’è stato un calo ma noi non lavoriamo con i grandi brand, che hanno diminuito gli ordini, quanto piuttosto con marchi di nicchia, sia per uomo che per donna. Al momento i risultati migliori arrivano da Oriente, con Giappone e Corea del Sud, che pure hanno richieste e parametri di giudizio opposti, mentre in Cina, dove produciamo l’80% del materiale, siamo avvantaggiati dal poter vendere direttamente nel mercato interno. In Europa è la Francia in testa alla lista dei clienti, mentre la Germania è quasi del tutto ferma. Bene Belgio e Olanda, in attesa di capirne di più sugli USA”.