Il denim è vivo, viva il denim

Non è una fiera da profeti in patria, perché gli italiani, per una volta, non sono i più numerosi a livello di espositori, ma Denim Première Vision ha sicuramente beneficiato dell’atmosfera milanese che, dopo aver “aiutato” Filo appena due settimane fa, ha dato il suo contributo anche al salone al Superstudio Più.

Almeno a giudicare dal primo giorno di Denim PV, iniziato con un flusso di visitatori più che buono già nelle prime ore di apertura: è vero che, rispetto all’ultima edizione milanese di due anni fa, ci sono un po’ meno espositori; è vero che questa riduzione ha comportato un colpo d’occhio diverso; è vero che le normative anti Covid rendono ancora tutto un po’ difficile da giudicare ma l’impressione è che anche questo salone abbia colto nel segno.

Tanta la voglia di rivedersi dentro ad uno stand o davanti a un campione di tessuto, tanta la voglia di confrontarsi in talk, dibattiti o semplicemente faccia a faccia nel corridoio: il mondo del denim, sia pure con alcune defezioni obbligate, prima fra tutte quella del Bangladesh per ragioni legate a visti e impossibilità di spostamenti, si è dato un appuntamento di persona più che atteso, dopo tanti mesi di affari fatti soprattutto via web.

Spicca la presenza turca, anche qui come a Parigi forte dell’appoggio del governo di Ankara e di un battage promozionale di primo livello, mentre l’Italia ha una propria rappresentanza con aziende comunque di prima fascia.

Per questa tappa italiana è arrivato a Milano anche il direttore di Première Vision Gilles Lasbordes, mentre il responsabile della fiera Fabio Adami Dalla Val ha fatto gli onori di casa, girando tra gli stand per verificare di persona che tutto andasse come previsto.

Domani il secondo giorno, con le voci degli espositori raccolte nei corridoi della fiera.

Condividi articolo