Denim Première Vision è dietro l’angolo e l’angolo è quello del Superstudio Più, lo spazio milanese dove il 13 e 14 ottobre andrà in scena il ritorno in presenza del salone parigino, ma itinerante, del jeans.
46 espositori, con anche qualcuno che arriva dall’estero, e la voglia di ripartire con la verve ed i colori del pre-pandemia. Il “regista” di Denim PV è un veronese, Fabio Adami Dalla Val, che da oltre quattro anni si occupa in prima persona del salone, tra le luci dell’inizio e le ombre causate dal Covid, che ha bloccato l’evento proprio nel momento del suo massimo slancio.
Adesso tutto è pronto ma il lavoro da fare è stato tanto: “Siamo soddisfatti della risposta che abbiamo avuto dalle aziende – dice il manager italiano – soprattutto da fine agosto in poi”.
Qual è stato il problema maggiore?
Probabilmente far capire agli espositori che potevano venire in Italia. I dubbi erano tanti, da parte di molti addetti ai lavori esteri, sia perché le norme non sono state chiare fino a pochi mesi fa sia perché ci sono stati problemi ad avere il visto per l’Italia, visto che alcune ambasciate e alcuni uffici erano chiusi.
Alla fine che salone dobbiamo aspettarci?
Avremi 46 espositori, in arrivo anche da Cina, Giappone, Pakistan e Marocco. Nessuno dal Bangladesh, che rimane uno dei player più importanti al mondo per il denim, proprio per i problemi di visto e di accesso in Italia. Stesso discorso per l’India. A questa edizione i protagonisti saranno i produttori di tessuto, sia pure con pochi italiani, mentre non saranno tantissime le aziende di accessori.
Avremo anche un’agora sulle tendenze con un contatto diretto che è mancato in questi ultimi due anni.
Con la pandemia ha assunto un ruolo primario la digitalizzazione. Quale l’impatto su Denim PV?
La Digital Denim week è stata un’esperienza molto positiva, che ovviamente prosegue. Ma dal punto di vista tecnologico avremo a Denim PV una grande novità, uno spazio fisico con realtà aumentata che permetterà ai visitatori di interagire in modo digitale con i prodotti.
Dal punto di vista logistico è stato impegnativo gestire la questione della sicurezza e delle norme anti Covid?
Abbiamo mantenuto la stessa struttura tipica del salone, con spazi larghi a costo di andare a discapito dell’impatto visivo. Gli espositori troveranno un ambiente sicuro e confortevole per fare affari e incontrare i clienti senza problemi.
Per paradosso possiamo dire che il lockdown e la pandemia hanno avuto un impatto positivo per il jeans, più usato per stare in casa?
Non del tutto, perché tanti hanno ripiegato su tute e abbigliamento ancora più casalingo. Di certo durante la pandemia il modo di vestirsi è stato interpretato in senso più elastico, meno formale. Ho notato un uso più ampio del jeans da parte dei ragazzi, con attenzione a linee più morbide.
Dopo Milano Denim PV riprende il suo girovagare. Prossima tappa?
A maggio andremo a Berlino, una città che mi piace tantissimo e che è particolarmente adatta ad un salone come il nostro. Non cara, giovane. Ho già fatto un sopralluogo allo spazio (l’Arena, ndr) e stiamo già lavorando per questo evento.