Il piacere di esserci

“Finalmente”, “Ben ritrovato”, “Ci risiamo” e anche qualche “How are you?”. Il primo giorno di Pitti Filati alla Stazione Leopolda di Firenze è un inno ai saluti e ai tocchi sui gomiti o sui pugni, nel ligio rispetto delle regole anti Covid: un rivedersi faccia a faccia, sia pure mascherata, che ha riportato un clima di positività nel mondo delle fiere di settore e, per una volta, l’affluenza non viene misurata in numeri, perché l’importante è esserci.

Ma in realtà anche la quantità sta facendo la propria parte, con molte aziende che hanno programmato gli appuntamenti da tempo e ricevono con ordine i clienti negli stand, oggettivamente più piccoli di quelli abituali alla Fortezza da Basso ma funzionali, con i tavoli obbligatoriamente distanziati e un look basico: in pochi hanno personalizzato la facciata, anche perché era convinzione quasi comune che ogni stand avrebbe dovuto essere uguale all’altro.

Piccole sfaccettature di una ripartenza tanto attesa e che ha portato gli addetti ai lavori in una location suggestiva ma che, parere diffuso, può andar bene per questa edizione ma non per quelle che torneranno su numeri abituali e sperati. L’aria da archeologia industriale, le mura in mattoni a vista, i corridoi “vissuti” danno comunque a Pitti Filati un’aria insolita e piacevole.

I primi a varcare la soglia della Leopolda sono stati quasi esclusivamente clienti italiani; difficile ascoltare qualche dialogo in inglese e nulla la presenza asiatica. Uno scenario ampiamente atteso e in nessun modo modificabile, col Covid che mantiene un ruolo da attore protagonista, impedendo gli spostamenti internazionali.

Possibile comunque che, avvicinandosi l’appuntamento con Pitti Uomo, dal 30 alla Fortezza da Basso, anche per Pitti Filati ci possa essere un’impennata di internazionalità. Domani il bis, con le voci dagli stand, mentre già da oggi è in distribuzione gratuita il numero 170 di La Spola – Showcase, al nostro desk nell’area Vintage.

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