Sarà la mostra “Turandot e l’Oriente fantastico di Puccini, Chini e Caramba”, in programma dal 22 maggio al 21 novembre, l’evento principale della stagione 2021 del Museo del Tessuto di Prato.
L’esposizione è il frutto di un lungo e accurato lavoro di ricerca compiuto dal Museo del Tessuto di Prato sullo straordinario ritrovamento di un nucleo di costumi e gioielli di scena risalenti alla prima assoluta della Turandot di Puccini e provenienti dal guardaroba privato del grande soprano pratese Iva Pacetti.
Ad arricchire la mostra anche una selezione di circa 120 oggetti della collezione Chini, proveniente dal Museo di Antropologia ed Etnologia di Firenze. L’evento ha preso corpo con la presentazione ufficiale con una conferenza via web alla quale hanno partecipato, tra gli altri, il sindaco di Prato Matteo Biffoni, il presidente della Fondazione del Museo del Tessuto Francesco Marini, il presidente del Sistema Museale di Ateneo dell’Università di Firenze Marco Benvenuti e le due curatrici della mostra, Daniela Degl’Innocenti e Monica Zavattaro.
L’esposizione vuol ricostruire le vicende che hanno portato Puccini a scegliere il genio scenografico di Galileo Chini per la realizzazione dell’allestimento e delle scenografie per la Turandot, andata in scena per la prima volta al Teatro alla Scala il 25 aprile 1926, diretta da Arturo Toscanini.
L’idea della mostra è probabilmente nata nei primi mesi del 2018, quando al Museo venne proposto di acquisire un misterioso baule contenente materiale eterogeneo proveniente dal guardaroba del soprano
pratese Iva Pacetti, misteriosamente scomparso da decenni. Gli studi condotti da Daniela Degl’Innocenti hanno permesso di riconoscere in due costumi e in due gioielli di scena quelli disegnati e realizzati dal costumista del Teatro alla Scala Luigi Sapelli (in arte Caramba) per la prima assoluta dell’opera e indossati da Rosa Raisa, il primo soprano della storia a interpretare il ruolo della ‘Principessa di gelo’.
L’esposizione si snoda su oltre 1.000 metri quadrati, con oltre 120 oggetti provenienti dalla Collezione Chini fino ai grandi spazi al piano con i costumi dell’opera e altri oggetti come bozzetti originali, disegni, manifesti.
Co-organizzatore della mostra è il Sistema Museale dell’Ateneo fiorentino nel cui Museo di Antropologia e Etnologia è conservata una collezione di oltre 600 cimeli orientali riportati da Chini al rientro dal suo viaggio in Siam nel 1913. Importanti anche le collaborazioni con l’Archivio Storico Ricordi e la Fondazione Giacomo Puccini